Sblocca Italia e mal di Sardegna. L’ira per il “sì” degli Onorevoli isolani

Il sì al decreto Sblocca Italia infiamma gli animi e i territori. Soprattutto in Sardegna, e nell’Oristanese. Ad Arborea sventolano ancora le bandiere contro il progetto Eleonora, quello del gruppo Saras a caccia di metano nel sottosuolo in una delle aree con la più riuscita vocazione agricola dell’Isola. E non basta di questi tempi il no del Savi, Servizio regionale ambientale, a far tirare un sospiro di sollievo. L’allarme resta alto e il Comitato popolare non abbassa la guardia.

La domenica di protesta. L’allarme è stato rilanciato nella borgata di Cort’e Baccas, fra Oristano e Santa Giusta, dal meetup “Polis, Oristano a 5 Stelle” con una petizione per dire “No alle ricerche di nuovi giacimenti petroliferi in terraferma e in mare”. Non una posizione isolata, il M5S ha effettuato oggi analoghe manifestazioni in varie regioni. Il timore è che le trivelle possano entrare in azione in virtù del “superiore interesse strategico nazionale” (così recita il decreto Sblocca Italia, ndr). Di fatto in questo modo il governo nazionale potrebbe ‘bypassare’ la Regione e autorizzare in un sol colpo sia la trivellazione esplorativa sia quella estrattiva.

Le polemiche sul voto degli Onorevoli sardi. C’è il rischio, di certo non il via libera. Questa la posizione del Comitato popolare, attivo ormai da anni. Ma è polemica soprattutto sul voto degli Onorevoli sardi, definito “contradditorio”. Il riferimento va a tutti ma in particolare alla deputata Pd, Caterina Pes, che ha come riferimento territoriale proprio l’Oristanese. “E non un caso – spiega al telefono Paolo Piras, il portavoce del Comitato e segretario nazionale di Progres – che la stessa Pes abbia presentato più volte interrogazioni alla Camera sul caso Arborea”. E aggiunge: “Siamo stupiti, ma nemmeno tanto”.

Questioni giuridiche, consulti costituzionali.  Tutto ruota attorno a un articolo in particolare del decreto Sblocca Italia. E infatti gli Onorevoli che hanno votato sì allo Sblocca Italia – Pes compresa – si trincerano dietro un “Abbiamo votato per tutelare la Sardegna”. Piras, a nome del Comitato, dice che sono stati già interpellati due costituzionalisti a proposito. E la questione non è affatto semplice. “L’articolo 43 bis – spiega Piras – pone un vincolo e introduce il coinvolgimento delle regioni a statuto speciale come la Sardegna. Ma non è chiaro, e può essere soggetto a diverse interpretazioni. Mentre rimane ferma la clausola dell’interesse nazionale strategico per depositi e giacimenti di gas nel sottosuolo. Nessun divieto scritto nero su bianco”.

Piras punta il dito sull'”incoerenza”, a suo dire, delle azioni e delle giustificazioni. E rinfocola la polemica politica: “Quello del voto a tutela dell’Isola è un discorso privo di fondamento che arriva da persone che hanno sostenuto la nostra battaglia e posizione”. Botta e risposta, mentre in Regione si continua a cercare una soluzione al metano che non c’è (unica regione d’Europa insieme alla Corsica). Archiviato definitivamente il progetto del metanodotto Galsi, dall’Algeria, una task force studia la via d’uscita. E sembra in salita, mentre si attende il Piano energetico per fine anno. (mo. me.)

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