Le cinque più grande aziende che operano a Portovesme hanno raggiunto un accordo per la ripartizione delle spese da affrontare per la messa in sicurezza della falda che corre sotto l’area industriale. L’investimento complessivo per la realizzazione e la gestione di un sistema di barriere a monte e a valle della zona ammonta a circa 25 milioni di euro, che saranno a totale carico di Alcoa, Portovesme srl, Ligestra, Enel ed Eurallumina. L’accordo è stato raggiunto durante una riunione tenuta il 19 luglio scorso. Ora occorrerà aggiornare il progetto esecutivo e, con tutta probabilità, i lavori saranno coordinati dal Consorzio industriale.
Nello specifico, si prevede la realizzazione di oltre un centinaio di barriere che avranno il compito di pescare l’acqua di falda, trattarla e reimmetterla nel circuito di falda. Secondo il progetto, il processo andrà avanti per almeno dieci anni e il monitoraggio sarà costante. Si tratta indubbiamente di una notizia positiva, vista l’alta concentrazione di metalli pesanti e sostanze nocive riscontrata nella falda sotterranea di Portovesme (leggi).
“I problemi ci sono, guai a minimizzare – ha commentato il coordinatore del Piano Sulcis Tore Cherchi -. Li stiamo affrontando con un piglio e un polso molto fermo, più orientato al risultato rispetto al passato e le pubbliche autorità stanno facendo la loro parte. Le aziende, volenti o nolenti stanno rispondendo. Si tratta di un risultato raggiunto certamente grazie al ruolo delle istituzioni e del sindacato, ma anche grazie al lavoro e all’attività di sensibilizzazione delle associazioni ambientaliste e della stampa. Ora il ‘progetto falda’ deve decollare”.
Il prossimo appuntamento istituzionale è previsto il 13 dicembre a Roma, nella sede del ministero dell’Ambiente, che ha convocato intorno a un tavolo i vari soggetti coinvolti, dalla Regione all’ufficio di coordinamento del Piano Sulcis, dalla Provincia di Carbonia-Iglesias all’Arpas, fino ai rappresentanti delle aziende e del sindacato.
Infine, Alcoa, Portovesme srl, Ligestra, Enel ed Eurallumina si faranno carico dei costi relativi ai cosiddetti ‘inquinanti orfani’, quelli cioè che non sono chiaramente riconducibili ai processi produttivi delle cinque aziende e, con ogni probabilità, vengono prodotti e immessi in falda dalle società minori che operano a Portovesme.
P. S.