Sella&Mosca, il marchio potrebbe essere acquistato da un gruppo cinese

Sella&Mosca potrebbe finire in mani cinesi. Il Gruppo Campari, che aveva acquisito la più grande azienda vitivinicola dell’Isola nel 2002 insieme al marchio Zedda-Piras, pagandola 100 milioni di euro, ha deciso di cedere i brand regionali nel settore dei liquori e dei vini: in lizza ci sarebbero alcuni gruppi cinesi, che avrebbero già avviato i primi contatti con Mediobanca, l’advisor incaricato della vendita. E’ quanto riferisce il sito specializzato in Private Equity Mergermarket, secondo il quale per l’acquisizione del marchio nato in Sardegna sarebbero in corsa colossi come Changyu Group Co, uno dei produttori cinesi di vino più noti; ma anche Dinasty Fine Wine, una joint venture con Remy Couintreau; Bright Food o un altro colosso come Cofco. I vini italiani ha sempre il suo fascino in Estremo Oriente e questa volta a far aprire i portafogli di società della prima economia del mondo, quella cinese, potrebbero essere quelli sardi.

Sella&Mosca fiore all’occhiello: la quotazione potrebbe raggiungere i 90 milioni

Secondo quanto riporta Il Sole 24Ore, Sella&Mosca resta comunque il più grande dei tre marchi in vendita: con 30 milioni di fatturato, potrebbe essere valutato circa 90 milioni di euro. Sella&Mosca e Zedda Piras erano stati acquisiti da Campari nel 2002 per 100 milioni di euro, circa 3 volte il rapporto value/fatturato, comprendendo anche i terreni. Sella&Mosca è proprietaria di 548 ettari di vigneti nella zona di Alghero, 100 ettari vicino a San Gimignano in Toscana e circa 12 ettari nei pressi di Alba in Piemonte. Ovviamente i cinesi non sarebbero gli unici interessati ai vini sardi del gruppo Campari, visto che in campo ci sarebbero anche Zignago Santa Margherita e Ca’ del Bosco.

Dietro la vendita un fatturato marginale e il riassetto del Gruppo Campari

La motivazione della vendita di Sella&Mosca e degli altri marchi regionali del Gruppo risiede in una operazione di ristrutturazione determinata dalla marginalità del fatturato dei marchi, che non supera i 30 milioni di euro (meno del 2% del fatturato del gruppo Campari), simile ai livelli del 2002, anno dell’acquisizione, per effetto di un trend negativo delle vendite dei vini negli ultimi anni sul mercato nazionale, legato anche alla crisi del canale della ristorazione. La multinazionale della famiglia Garavoglia avrebbe deciso di consolidare la forza dei suoi marchi più forti e prestigiosi a livello globale, sinonimo di qualità nel segmento “spirit” in tutto il mondo (Campari, Aperol, Cinzano, Skyy vodka, Wild turkey e Ldm rum che valgono la metà del fatturato complessivo) e degli ultimi brand acquisiti, come l’Amaro Averna, dismettendo i liquori e i vini con caratteristiche regionali. Secondo i dati di Banca Akros, riportati da Milano Finanza, Sella&Mosca e Zedda Piras sarebbero diventati marchi meno strategici rispetto al passato e potrebbero contribuire a ridurre marginalmente il debito netto del gruppo, che la stessa banca d’affari ha dichiarato essere aumentato a fine anno a un miliardo e 10 milioni di euro contro gli 853 milioni del 2013.

Giandomenico Mele

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