A rovinare l’immagine della Sardegna ci pensano le ‘guide turistiche’. Abusive

Carlo Felice spacciato per patrono di Cagliari, Bonaria indicata come cattedrale del capoluogo, a Olbia croceristi accolti da giovani studenti. E poi atteggiamenti superficiali nei confronti del cliente, turismo casereccio e approssimazioni linguistiche generiche e altri strafalcioni. In tutti i più importanti siti archeologici, di interesse artistico e naturalistici della Sardegna, lavora una marea di guide abusive. Il tutto alla luce del sole, nonostante i divieti e nonostante ci siano tante guide iscritte al registro isolano che possono esercitare la professione (la regolamentazione nazionale è circoscritta solo alla propria regione).

Il problema è che i controlli – nelle città d’arte italiane, Roma, Firenze e Venezia, sono serrati perché la lobby delle guide è ancora molto potente; le multe vanno da 520 a 3200 euro – nell’Isola sono inesistenti. Se ne dovrebbero occupare la Guardia di Finanza e soprattutto la Polizia Municipale ma a Barumini, così come a Cagliari, Nora e Tharros e in tanti altri siti, non si è mai vista una divisa che verificasse i famosi tesserini (con nome, cognome e foto, rilasciati dalla provincia di appartenenza). Si tratta di un documento che ogni guida dovrebbe, obbligatoriamente, esibire mentre esegue la sua spiegazione. La prassi degli abusivi, se controllati da terzi, è la solita: “Io sto solo accompagnando il gruppo”, affermano gli interessati, spesso senza sapere che la figura dell’accompagnatore turistico non è prevista in Sardegna. In passato furono inutili le promesse dell’assessore al turismo Crisponi durante la giunta Cappellacci (parlò di un accordo risolutore con l’Anci, l’Associazione nazionale comuni italiani, per il controllo nei singoli comuni), inutili le richieste alla Finanza e ai comuni, le proposte di verifica nelle agenzie. Inutili le lamentele dell’Associazione regionale guide turistiche (un gruppo a numero chiuso) che dovrebbe tutelare la categoria.

Gli esposti e gli appelli del presidente Michela Mura per ora non sono serviti: “La situazione è diventata insostenibile – afferma la Mura – come associazione abbiamo preparato un esposto che presenteremo in settimana a tutti i comuni, affinché svolgano un monitoraggio costante dei siti, controllino i tesserini delle guide e non diano la gratuità dell’ingresso a chi si spaccia nominalmente per guida”. Poi c’è il passo ulteriore: “La famosa ‘determina’ prevista dalla legge 2006 che tutti noi aspettiamo da tempo – continua la Mura – visto che l’ordine di eseguire i controlli deve partire dalla Regione, ancora non esiste”. Si spera quindi che dopo Crisponi, almeno Morandi riesca nell’intento. Nel frattempo anche il consigliere regionale Piero Comandini ad agosto ha presentato un’interrogazione (con richiesta di risposta scritta) sulla questione.

Le proposte riguarderebbero anche un eventuale blocco dei patentini (“Ormai troppi”, conferma la Mura) e la richiesta di un esame per chiunque voglia diventare guida, anche se in possesso della laurea e degli affiancamenti. E proprio gli affiancamenti e i tirocini organizzati (dietro pagamento) da alcune associazioni rappresentano un altro tema scottante nella vicenda. “Ci sono persone, alcune delle quali poi diventate politici importanti, e anche alcune associazioni, spalleggiate dai Comuni, che hanno allestito dei corsi di preparazione per specularci sopra”, sottolinea la Mura.

C’è poi la vicenda dei croceristi accolti a Olbia dagli studenti, secondo un progetto voluto dall’Autorità portuale e da alcuni istituti: “Studenti inesperti che accolgono i turisti e poi salgono sul pullman e assistono le guide – fa notare la Mura-. Le agenzie incaricate poi fanno passare questi servizi come veri e propri tirocini”. Senza dimenticare che gli armatori e gli organizzatori di crociere non amano i servizi gratuiti, in quanto puntano molto sul business delle escursioni. Feudalesimo lavorativo che sconfina nel danno economico “perché le guide abusive oltre a danneggiare economicamente i professionisti in regola del settore – conclude la Mura – arrecano un grave danno all’immagine e all’economia della Sardegna”. Il registro (le altre figure nel settore sono la guida ambientale e il direttore tecnico di agenzia di viaggi) è molto più ricco rispetto a dieci anni fa dopo il riordino della legislazione sulle professioni turistiche eseguito nel 2006 da Luisanna De Pau, assessore al Turismo durante la giunta Soru. Una legge regionale, quella, che rappresentò una sorta di ammissione di colpe per non aver indetto i concorsi dal 1994. Passarono più di dieci anni senza selezioni e l’abusivismo divenne quasi una necessità. Poi l’istruttoria permise l’accesso al registro delle guide a tantissime persone. Prima si entrava a far parte del registro (allora ancora albo) solo con il concorso, mentre dal 2006 anche chi è in possesso di una laurea in materie umanistiche, grazie a un numero di affiancamenti firmati da una guida iscritta regolarmente al registro (o da un ente o da una società abilitata che eroghi servizi turistici e culturali), può diventare una guida turistica. La laurea deve essere almeno triennale, in discipline inerenti le materie turistiche, umanistiche e storico-artistiche ed architettoniche, più tre mesi effettivi, anche non continuativi, di tirocinio operativo certificato in Sardegna, avente a oggetto attività connesse al patrimonio storico-archeologico-monumentale dell’Isola. Ma non tutti svolgono realmente i tirocini: talvolta basta la parola di una guida ‘amica’ o una firma dietro compenso per arrivare al sospirato documento.

Federico Fonnesu

 

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