Portovesme srl a rischio: pressing per bonifiche e nuova discarica

Un nuovo fronte di crisi occupazionale si sta concretizzandonel Sulcis in quello che è diventato il “deserto industriale di Portovesme”. Ed è appunto la Portovesme srl, azienda metallurgica che produce piombo e zinco, unica fabbrica ancora in attività del complesso industriale, a lanciare l’allarme: senza energia e sito di stoccaggio si chiude. A rischio ci sono circa 1200 buste paga, tra diretti e indotto.
Lunedì gli operai si sono riuniti in assemblea generale con i sindacati di fabbrica, la Filctem Cgil e la Uiltec Uil per fare il punto della situazione. In particolare i temi che destano preoccupazione tra le maestranze sono quelli legati ai costi energetici per le aziende energivore, il problema della bonifica della falda acquifera e quello del nuovo sito di stoccaggio dei residui di lavorazione.

Per quanto riguarda i costi energetici i lavoratori – e l’azienda – chiedono a gran voce al ministero dello Sviluppo Economico l’applicazione del Decreto legge n. 83 del 2012 sulle compensazioni dei costi energetici per le aziende ad alto consumo. Un dispositivo che a tutt’oggi non ha ancora trovato applicazione. A fine anno, inoltre, scadranno anche i benefici legati alla superinterrompibilità, altro strumento che permette l’abbattimento dei costi energetici. Senza queste misure, dicono i lavoratori, non può esserci futuro per una azienda industriale con alti consumi energetici.
Ma se i costi energetici sono importanti, non lo è di meno la bonifica della falda acquifera e la costruzione della barriera idraulica che per l’attività rappresenterebbe un problema di primaria importanza perché, dicono, “c’è di mezzo il bene della comunità del territorio”. Ecco perché ritengono che il problema deve essere affrontato e risolto “in maniera equa” tra le aziende che operano, e hanno operato, nel sito industriale e il ministero dell’Ambiente.

Il pressing per la nuova discarica. C’è infine lo spinoso problema della discarica dei rifiuti delle lavorazioni. Attualmente la Portovesme srl conferisce i propri residui nella discarica di Genna Luas. Una miniera a cielo aperto, alle porte di Iglesias, di proprietà della Samim del gruppo Eni, che ha operato negli anni ’70. Gli scavi minerari che ne sono derivati hanno lasciato una situazione ambientale estremamente pericolosa. Il sito è stato adattato e, nel 2001, riutilizzato per ricevere i rifiuti delle lavorazioni della fabbrica di Portovesme e di San Gavino. Una discarica che si avvia, però, alla sua piena capacità ricettiva, elevata un ultima volta lo scorso anno, con la costruzione del nono anello. Dal mese di agosto di quest’anno la discarica non potrà, cioè, più ricevere scarti di lavorazioni industriali. L’azienda ha avviato già da tempo l’iter autorizzativo per la costruzione di una nuova discarica, vicina alla prima, in territorio di Carbonia, la Genna Luas 2. I lavoratori però temono che l’argomento possa essere affrontato dalle strutture preposte, ossia il servizio regionale dello Sva (Servizio di Valutazione Ambientale) senza la necessaria serenità. Per questo ritengono che il tema “debba essere trattato senza preconcetti e nel pieno rispetto delle norme e delle leggi in materia ambientale. Considerando inoltre i riflessi che le decisioni assunte avranno sul piano sociale”. Per gli operai “occorre, che la Presidenza della Giunta regionale e l’assessorato all’ambiente diano, in definitiva, una indicazione politica forte rispetto al futuro dell’industria del Sulcis Iglesiente”.

Carlo Martinelli

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