Lavori pubblici, Cna: “Gare d’appalto dimezzate, il trend si fa preoccupante”

Non si arresta il crollo del mercato regionale dei lavori pubblici: stando ai dati diffusi dal centro studi della Cna Sardegna, “nei primi quattro mesi del 2017, dopo i minimi storici dello scorso anno, si registra una ulteriore caduta degli appalti: i 224 interventi totali, per un importo a base di gara di 51 milioni di euro, valgono una riduzione del 48 per cento rispetto allo stesso semestre del 2016. Il calo ha interessato soprattutto gli enti territoriali, e tutti i livelli dimensionali delle gare”.

Per la Cna, la prima flessione dei lavori pubblici, a inizio 2016, “si era fatta più evidente in seguito all’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti. Poi, da maggio a ottobre 2016, la macchina pubblica regionale aveva promosso in media meno di 60 gare al mese, contro le 110 del 2015. Alla fine del 2016 – prosegue la nota della Confederazione degli artigiani – avevamo registrato un timido segnale di miglioramento – dicono Francesco Porcu e Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della Cna Sardegna e presidente di Cna Costruzioni -. Ma questo dato è stato drasticamente smentito dal primo quadrimestre 2017, quando in media sono state bandite 56 gare al mese per un valore poco sotto i 13 milioni. I livelli della domanda e della capacità di spesa delle amministrazioni pubbliche sono dimezzati rispetto al 2015, quando la spesa media mensile era quantificata in circa 110 gare per oltre 80 milioni, scese a meno di 80 al mese per circa 40 milioni nel 2016. Siamo di fronte ad un trend che rischia di diventare strutturale, se non si rilanciano gli investimenti pubblici e se non migliora la capacità della Pa di rendere cantierabili le opere finanziate”.

Per Porcui e Mascia, “due elementi di criticità riguardano anche e soprattutto il mercato delle costruzioni isolano, considerato ad esempio che sul fondo infrastrutture riusciamo a spendere su base annua appena un terzo della spesa potenziale. La Sardegna si colloca tra le 7 regioni (tutte al sud ad eccezione del Piemonte) con dinamica negativa”.

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