La giungla delle guide turistiche tra lavoro abusivo e sfruttamento. E non esistono controlli

Negli ultimi anni, il numero degli iscritti al registro delle guide è cresciuto tantissimo: ciò nonostante gli abusivi sono rimasti e si sono addirittura moltiplicati. I tour individuali sono cresciuti ma associazioni, tassisti, titolari di b&b, e soprattutto tour operator stranieri, nazionali e sardi si avvalgono (naturalmente a costi ridottissimi) del lavoro molto poco professionale di laureati, laureandi e addirittura semplici studenti per il ruolo di cicerone nei siti più importanti della Sardegna. Gli abusivi intascano in nero (nella migliore delle ipotesi sono sottopagati), ma soprattutto intascano i committenti, mentre le guide regolarmente iscritte (che hanno visite mediche a carico ogni tre anni e devono pagare 50 euro, sempre ogni tre anni, di diritti d’istruttoria provinciale, almeno per quanto riguarda Cagliari) sono a casa senza lavoro. Lo svolgimento della professione viene presentato come un tirocinio che in realtà è una vera e propria forma di sfruttamento, doppiamente illegale.

C’è di più, perché oltre agli abusivi regionali, ultimamente guide vere e proprie che arrivano dall’estero (mandate da agenzie tedesche, russe, polacche, e continentali) esercitano illegalmente in Sardegna, consapevoli del fatto che non subiranno alcun controllo. Ogni guida straniera dovrebbe essere abilitata nel paese d’origine. Esercitando per un breve periodo in Sardegna, dovrebbe presentare un attestato al dipartimento Turismo del Governo, mentre volendo stabilirsi nell’Isola dovrebbe sostenere un esame integrativo. Ma sono ben poche le guide straniere che seguono l’iter regolare. Provi invece una guida registrata in Sardegna ad andare a esercitare la professione a Roma, Firenze, Venezia o Pompei. Andrebbe incontro a multe salate e controlli reali dei vigili (come sempre accade ai Fori imperiali a Roma e non solo per una questione di ordine pubblico, vista la mole di turisti). In tutto questo marasma non esiste un sindacato e l’Associazione guide turistiche nazionale non fa nulla. Come se non bastasse, c’è anche la beffa della legge che richiede dei corsi di aggiornamento. Corsi garantiti dalla Regione, che però dal 2006 non ne ha mai organizzato.

Persino a livello tariffario regna il caos: lo sfruttamento è generalizzato e molte guide vendono i propri tour a prezzi stracciati, mettendo nei guai chi punta soprattutto sulla qualità e non sulla quantità (eppure esistono le associazioni di categoria che stabiliscono dei tariffari). Attualmente in Sardegna sono gli operatori che impongono le tariffe (magari quegli stessi che sino a qualche anno fa, quando facevano parte di determinate associazioni, vendevano gli affiancamenti facendo dei corsi light per guide (un po’ quello che è successo, sempre nell’Isola, nel mondo del giornalismo). Attualmente le guide (moltissime delle quali sono donne, quasi tutte free lance e in questo caso la discontinuità e la flessibilità agevolano la maternità) in Sardegna sono 1847 (sono aumentate in modo esponenziale, secondo i numeri degli ultimi due concorsi, datati 2007 e 2013) ma di queste lavorano solo 300 circa. Una regolamentazione precisa esiste ma è solo teorica: se si dovesse andare avanti così, senza alcun tipo di controllo, il futuro della categoria sarà sempre più dominato dagli improvvisati e dalle audioguide.

F. F. 

 

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