Dieci fari in cerca di identità: primo bando entro l’anno, servono 13 milioni

Settant’anni di incuria e la dismissione a favore della Regione Sardegna, dieci fari e stazioni semaforiche costiere, nove regionali e una ancora in capo allo Stato, rinasceranno a nuova vita. Il modello è quello già sperimentato per il faro di Capo Spartivento, a Domus de Maria, già trasformato in un hotel di lusso. Ora almeno altri cinque saranno messi a bando entro l’anno e potranno seguire la stessa sorte, gli altri, invece, per ragioni di spazi ridotti, sono destinati a diventare bar, osservatori naturalistici, punti di informazione turistica, musei.

I fari e le ex stazioni

Il programma di valorizzazione integrato riguarda il vecchio faro di Razzoli, il faro di Punta Filetto nell’isola di Santa Maria, l’ex stazione di vedetta di Marginetto nell’arcipelago di La Maddalena, l’ex faro di Capo d’Orso a Palau, l’ex stazione segnali di Capo Sperone a Sant’Antioco, l’ex stazione semaforica di Arzachena, l’ex stazione di vedetta di Capo Figari a Golfo Aranci – da cui Guglielmo Marconi inviò il primo segnale radio – l’ex stazione di Punta Falcone a Santa Teresa di Gallura, l’ex stazione semaforica di Punta Scorno e il faro di Capo Comuni a Siniscola, noto per essere stato una delle location del cult cinematografico “Travolti da un’insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” firmato da Lina Wertmuller. Qui il progetto completo.

Le schede complete

 

La Regione e l’Agenzia del Demanio sigleranno l’intesa, quest’ultima avrà il compito di stimare il valore del bene, i costi per la ristrutturazione – che saranno a carico dei privati – e i canoni di concessione o locazione, al massimo 50 anni. Secondo una stima del 2013 della Conservatoria delle Coste, per ristrutturare tutti i fari servirebbero complessivamente oltre 13 milioni di euro. I privati che si aggiudicheranno i singoli immobili avranno delle limitazioni per i lavori. “Tutti i fari – ha spiegato l’assessore al Patrimonio Cristiano Erriu – si trovano all’interno di parchi o aree marine protette, all’interno quindi della fascia protetta dei 300 metri dal mare, e rientrano tra i beni tutelati dal piano paesaggistico regionale”.

Tutti beni hanno più di 70 anni e il restauro deve essere fatto senza volumi aggiuntivi, neanche un metro quadro, nel rispetto dell’esistente”. “L’Agenzia del Demanio ha fatto balzi in avanti e da un anno ha un passo diverso – ha sottolineato il presidente della Regione, Francesco Pigliaru -. Noi abbiamo un’idea chiara di come valorizzare i nostri beni, oggi inauguriamo una collaborazione che spero possa portare ad altri risultati”. Tutto all’insegna della “sostenibilità ambientale per attrarre il turismo sostenibile”, hanno chiarito le assessore dell’Ambiente e del Turismo, Donatella Spano e Barbara Argiolas.

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