Briatore santo patrono dei pastori sardi? Sul Corriere: “Li aiuto io, sono disperati”

Sui giornali locali la sua foto campeggia un giorno sì, l’altro pure: prima i consigli polemici (a salentini e sardi) sul turismo, poi gli incontri con alcuni pastori a Bitti, nel cuore dell’Isola. Oggi il Corriere della sera dà spazio a una lunga intervista a Flavio Briatore, imprenditore, inventore del “Billionaire” in Costa Smeralda. Briatore parla dell’incontro specifico e racconta che in realtà lui è andato in Barbagia per discutere anche di progetti, non a scusarsi con persone che conosce da tempo. Due anni fa, nel periodo in cui le proteste del Movimento pastori sardi erano pure nell’agenda politica, si era pensato anche a un marchio specifico, o meglio un brand.  Lo stesso Briatore spiega che, allora “per una settimana al ristorante Cipriani del Billionaire di Porto Cervo abbiamo offerto il loro pecorino. È andata benissimo. I clienti ne andavano pazzi. È un prodotto straordinario e non lo trovi nei negozi, neanche in Costa Smeralda”.

Punta al sodo, quindi, e liquida subito le polemiche: “Ma no, le mie parole sono state strumentalizzate dai soliti soloni. Con loro ho rapporti da anni, sono eccezionali, non fanno un giorno di vacanza, lavorano duro e sono strozzati dal prezzo del latte imposto dai trasformatori…”. Il sodo significa business, che in terra sarda non c’è, insiste: “E allora? Non ho detto niente di strano. La Sardegna non è mica una terra di industriali…”.

Il business di Briatore per i pastori ha un volto umano, d'”aiuto”: “Più che business, bisogna dargli una mano, fanno sacrifici e sono disperati. Lo sapete che le pecore sono allo stato brado, così producono il miglior latte possibile. Poi però finisce in mano ai trasformatori, che sono due, un monopolio”. Ne risente anche il prodotto, così dice: “Alla fine il pecorino che va sui mercati, anche all’estero, viene mescolato con latte scadente, magari della Romania. Risultato: il prodotto è cheap, salato, immangiabile”.

Le soluzioni? Promuovere la vendita a km zero. Ma soprattutto creare un marchio, il brand appunto: “Bisogna creare un prodotto unico e riconoscibile, mille marchi non servono. Come la Nutella, mica c’è la nutellina o la nutelletta. E si vende da decenni. E poi far conoscere questi allevamenti”. Unendo in un’idea non del tutto originale pastorizia a e turismo: ” Bitti è a un’ora da Olbia, ci si arriva facilmente. Adesso per esempio è un periodo bellissimo, quello della nascita degli agnelli”.

 

 

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