Alcoa, i tecnici della svizzera Sider Alloys nel Sulcis per la stima impianti

Lo stabilimento Alcoa di Portovesme è sotto la lente d’ingrandimento dei tecnici incaricati dalla svizzera Sider Alloys, società interessata all’acquisizione degli impianti. Entra dunque nel vivo la Due diligence, ossia la verifica delle condizioni tecnico-impiantistiche dello stabilimento.

La verifica degli impianti

Va avanti quindi il percorso tracciato dal ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. La prima Due diligence si è concretizzata nel corso della settimana, tant’è che i funzionari dell’agenzia Invitalia stanno accompagnando i tecnici americani incaricati dalla Sider Alloys di verificare lo stato degli impianti della fabbrica che, fino al 2012, ha prodotto alluminio primario. A fare da padrone di casa, in rappresentanza della proprietaria Alcoa, uno dei manager storici dello stabilimento, Giuseppe Toia. Massimo riserbo da parte di tutti i soggetti interessati. Lo stesso ministro Calenda non ha nascosto, a più riprese, la delicatezza della situazione.

Le scadenze

Il programma stabilito dal ministro Calenda, in collaborazione con Invitalia, prevede la chiusura della due diligence entro il 15 febbraio. Entro la fine dello stesso mese, poi, la Sider Alloys dovrebbe presentare la propria proposta d’acquisto all’agenzia governativa Invitalia che funge da tramite nella importante operazione di cessione dello stabilimento.

Le prospettive

Il responsabile del dicastero dello Sviluppo economico ha più volte dichiarato, anche durante l’ultimo vertice che si è tenuto a Villa Devoto il 1 dicembre scorso, che “la situazione dello stabilimento Alcoa di Portovesme resta molto difficile e complessa. Una condizione però che va migliorando per via delle misure energetiche adottate, tali da renderlo competitivo e quindi appetibile nel panorama europeo”. Indiscrezioni sindacali danno per certo che la Sider Alloys non sarebbe, comunque, l’unico soggetto interessato allo stabilimento. Da parte del ministro, però, nessuna ammissione al riguardo, anzi invita alla prudenza e afferma: “quando ci sono lavoratori di mezzo parlo solo quando c’è qualcosa di concreto”.

Il futuro

Il percorso ideato dall’ex governo Renzi, e concretizzato dal ministro Carlo Calenda, prevede l’intervento dell’agenzia governativa Invitalia, che farà da tramite nella cessione dello stabilimento. Una sorta di filtro che dovrà farsi carico di mettere sul mercato la fabbrica, vagliare la bontà dell’offerta e l’affidabilità del possibile acquirente. Una decisione scaturita dall’evidente stato di immobilismo adottato dall’Alcoa in questi ultimi anni che, evidentemente, non nutre ormai alcun interesse verso questo sito industriale, se non quello di risolvere definitivamente la partita alluminio in territorio nazionale. Ma l’accordo sottoscritto dall’Alcoa con il Governo e Invitalia ha una scadenza. Entro il 31 dicembre dovrà trovarsi un acquirente. Se ciò non dovesse accadere si aprirebbe uno scenario drammatico per i lavoratori e per il territorio del Sulcis Iglesiente. Le clausole dell’accordo prevedono, appunto, che in caso di fallimento del tentativo di cessione dello stabilimento si debba dar corso allo smantellamento degli impianti industriali. Un operazione, quest’ultima, che sarebbe in capo alla stessa Invitalia, in concorso con l’Alcoa. Gli oneri per le bonifiche del suolo rimangono invece tutte a carico della stessa Alcoa. Uno scenario, questo, rigettato in toto dai lavoratori che continuano nella loro lotta, ormai da quattro anni, per vedere nuovamente in funzione la “loro” fabbrica. Unica possibilità per uscire dalla situazione di stallo in cui versa questa porzione di territorio sardo.

Carlo Martinelli

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