Il viaggio di Grazia Deledda fa tappa al Festival del cinema di Venezia

È un festival complesso e completo quello cinematografico di Venezia. Ovviamente il posto d’onore spetta alle proiezioni del Concorso ufficiale e a quelle delle altre sezioni, che un pubblico in crescita rispetto alle ultime edizioni, sceglie ed è disposto al sacrificio delle file, delle attese, del caldo e dei temporali improvvisi. Quest’anno hanno trionfato, piuttosto dei contenuti, le performance degli attori, soprattutto americani e inglesi. Hanno incantato Judi Dench, straordinaria regina Vittoria nel film di Stephen Frears “Victoria e Abdul”, Robert Redford e Jane Fonda in “Our souls at night” di Ritesh Batra, Donald Sutherland e Helen Mirren nell’emozionante film americano di Paolo Virzì “The leisure seeker”, Frances Mcdormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell fantastici nel lungometraggio maggiormente applaudito della mostra: “Three billboards outside Ebbing, Missouri” di Martin McDonagh.

Ma il Festival è anche incontri, convegni, approfondimenti e pure “mercato”, nel senso di vendita di diritti, di ricerca di coproduzioni, di visibilità di location. In questo senso, particolarmente impegnate risultano nelle stanze eleganti, ma affollatissime di esperti, nonché di numerosissimi curiosi, dell’hotel Excelsior, le Film Commission regionali, tra cui quella sarda. Particolarmente produttiva la presentazione del portale delle location, a cui, nella nostra isola, hanno aderito 50 comuni, i quali, oltre le cittadine e i siti più noti turisticamente come, per esempio, Alghero o Cala Luna, quest’anno comprendono vari paesi meno frequentati dai set cinematografici, ma ricchi di paesaggi e atmosfere speciali. Curiosando ancora nelle stanze dell'”Excelsior”, troviamo l’ambiente dove si tratta dei diritti cinematografici delle opere letterarie e vediamo come per la Sardegna, ci sia un interesse per i testi di Milena Agus, di cui, nella appena passata stagione cinematografica, abbiamo visto trascritto per lo schermo con una produzione francese il suo “Mal di pietre”.

Continuando il nostro itinerario, si lavora alle coproduzioni, all’inserimento nei festival internazionali dei film sardi o girati nella nostra isola. Tra gli altri, viene mostrato, suscitando molta attenzione, il teaser di “Viaggio a Stoccolma” di Gabriella Rosaleva (nella foto) evocazione tra l’onirico e il documentario del lunghissimo e faticosissimo percorso in treno compiuto da Grazia Deledda insieme al marito verso la città del Nobel. Il film, la cui direttrice della fotografia è Giusi Calia, mentre il montaggio è di Lucia Cutzu, è prodotto dall’Università degli Studi di Sassari. Le immagini di “Viaggio a Stoccolma” si servono dell’elemento onirico quasi a sintetizzare i pensieri, i ricordi, le figure letterarie della Deledda, prima della tappa fondamentale della sua vita, quel Nobel capace di premiare una scrittrice che raccontava di un’isola, allora, così poco conosciuta in Europa.

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Il percorso umano e letterario di Grazia è stata un’avventura straordinaria. La regista ha strutturato in tre momenti questo viaggio mentale oltre che fisico (peraltro fu assai stressante perché svoltosi in terza classe con disagi di ogni tipo). La Deledda, dunque, ripensa al dramma della sorella Enza, scomparsa precocemente e tragicamente come raccontato nelle pagine di “Cosima”, il romanzo autobiografico pubblicato postumo, alla nonna, figura mitizzata, quasi una sorta di Jana benevola, e poi, ha la possibilità di “incontrare” alcuni personaggi da lei creati, come Marianna Sirca, donne che le chiedono le ragioni del loro destino… “Viaggio a Stoccolma” si propone, insomma, come originale evocazione della grande scrittrice sarda, privandola della retorica degli omaggi per il centenario e dei luoghi comuni accumulati da una storia letteraria, spesso impregnata di snobismo e maschilismo. Ancora una volta un cast tecnico, a parte la regista, attiva con opere rilevanti nel nostro cinema da tanti anni, che, nonostante sia giovane, rimarca l’energia e la passione per il lavoro cinematografico da spendere anche nella nostra isola.

Elisabetta Randaccio

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