A Venezia ‘L’unica lezione’ di Marcias: “Il mio film dedicato a Kiarostami”

La 75ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, iniziata il 29 agosto scorso per concludersi il prossimo 8 settembre, ha già segnato una partecipazione del pubblico dai grandi numeri, come non se ne vedeva da anni. Peraltro, la selezione dei film, in questi primi importanti giorni, ha soddisfatto spettatori e critica con un giusto connubio di artisticità, attenzione alla cronaca e politica contemporanea, senza dimenticare opere dal gusto mainstream, sebbene sempre di buon livello qualitativo.

Uno spazio rilevante, soprattutto per quanto riguarda la vetrina per il mercato, le inziative di divulgazione e di visibilità, lo ha anche la Sardegna. In questo senso, per tutta la durata del Festival, la Film Commission isolana è impegnata in un tour de force teso a far conoscere i progetti cinematografici più recenti realizzati in Sardegna e i film, ormai conclusi, magari in cerca di distribuzione. È un lavoro importante per gli autori sardi e per chi decide di scegliere la nostra isola per girare le proprie opere.

Non si ferma qui la presenza isolana alla Mostra del Cinema di Venezia.  Si tratta di un breve film prodotto dalla CELCAM- Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio dell’Università di Cagliari, realizzato con il contributo tecnico artistico degli studenti. Il film sarà distribuito in Italia dalla Kio Film di Valentina Del Buono insieme a “Il Teatro al lavoro”, film di Massimiliano Pacifico con Toni Servillo: la notizia arriva alla vigilia della proiezione congiunta dei due film, prevista per lunedì, alle 21, alle Giornate degli Autori della Mostra

Il nucleo narrativo del breve film ci riporta ad alcune giornate indimenticabili per gli amanti del cinema in Sardegna. Infatti, nel 2001, il regista iraniano Abbas Kiarostami (1940-2016) venne ospitato a Cagliari, dove tenne una lezione all’Università. Nella affollata aula della Facoltà di Lettere, a sentire il maestro iraniano c’era anche Peter Marcias che riprese in maniera amatoriale quella straordinaria lezione. Nel cortometraggio veneziano tali immagini (ormai storiche) si saldano con quelle di fiction che mostrano un giovane, per il quale la visione della registrazione dove Kiarostami illustra la sua estetica, aiuta a riflettere sulla importanza del recupero delle proprie radici iraniane, oltre ad appassionarsi all’arte cinematografica, come accadde anche all’allora giovane Marcias. “Credo proprio che in quell’occasione mi sia stato chiarificata l’idea concreta di intraprendere la carriera di regista – ha dichiarato Marcias -, questo cortometraggio mi ha dato anche la possibilità di far risentire le parole di Kiarostami per un cinema orientato al reale, teso a narrare apparentemente ‘piccole’ storie con uno stile rigoroso, seppur poetico; una lezione di cinema che vorrei sempre fare mia”. Le parole di Kiarostami, riportate nel cortometraggio, ci ricordano la coerenza di un regista il quale, tenendo ben presente l’insegnamento del neorealismo italiano, si è orientato verso un cinema teso a narrare le “piccole” storie di una società spesso contraddittoria, ma capaci di una forte potenza espressiva poetica. Il film, girato con un efficace bianco e nero che unisce senza scarti, nell’ottimo montaggio di Andrea Lotta, le immagini di fiction a quelle “documentaristiche”, ha un incipit comprensibile per chi conosce l’opera del regista iraniano. Il giovane protagonista è di fronte alla camera, mentre si sente l’abbaiare di un cane: una libera citazione dal primo cortometraggio di Kiarostami “Il pane e il vicolo” del 1970.


Una Sardegna senza tempo, evocata in un percorso di memoria, dove la storia individuale si sfuma in quella collettiva, la troviamo, invece, nel cortometraggio “Gli anni” di Sara Fgaier. La filmaker, che come montatrice ha avuto riconoscimenti importanti, collaborando, tra gli altri, con registi come Pietro Marcello e Gianfranco Rosi, firma un progetto prodotto dalla “Dugong Films”, Rai Cinema, “Film Grand Huit”, nato dal bando “Re-framing home movies”, che le ha permesso di esplorare il materiale di filmati di famiglia della Cineteca Sarda. Questo iniziale percorso formativo-creativo ha prodotto una rilettura decisamente originale del cinema di famiglia che Sara Fgaier ha saldato con nuove immagini in Super 8 da lei girate. A completare il progetto artistico sono stati utilizzati brani del romanzo di Annie Ernaux “Gli anni” rivelatosi un’ideale partitura sonora, un filo conduttore narrativo, elemento di esplorazione della memoria (anche collettiva), già esistente nel testo. Come ha affermato la regista, il cortometraggio “è nato come un film sui fantasmi. Sono partita da una ferita, un mistero personale molto forte che mi ha condotto in quella che mi è apparsa come una vera e propria vertigine, non tanto del tempo quanto della sua immaginazione: che cosa possa voler dire percepirlo, animarlo, sentire tutto il tempo che è stato e che sarà.”
“Gli anni” sarà proiettato il 7 settembre, in concorso nella sezione “Orizzonti cortometraggi”.

Foto: sul set del cortometraggio il regista Peter Marcias con la studentessa Elisa Meloni, direttore della fotografia

Elisabetta Randaccio

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