Un pezzo di Sardegna alla Mostra del cinema di Venezia con Peter Marcias

La 73ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si avvia verso la conclusione e, dovendo tracciare un bilancio artistico organizzativo, non ha deluso le aspettative, riuscendo a dosare, sotto la rinnovata direzione di Alberto Barbera, film di notevole impatto popolare e di sperimentazione, incontri con autori e esperti, diretti a un pubblico di cinefili, ma pure di semplici appassionati. In questi giorni in cui – come recita uno spot “sociale” proiettato durante il Festival- “la cultura unisce”, non sono mancate “tracce” di Sardegna, un appuntamento con il cinema isolano che, ormai, in forme magari molto diverse, non manca nel corso della Mostra lagunare.

In queste giornate festivaliere è stata presente la Film Commission Sardegna nel “Padiglione Italiano”, la cui delegazione ha partecipato a alcuni convegni e dibattiti, tra cui quello su “Film 4 Climate”, dedicato alla tutela dei luoghi del patrimonio dell’umanità.

Lunedì 5, inserito nella proiezione dei cortometraggi scelti dal bando “Migrarte”, un progetto culturale finanziato dal Ministero della Cultura per riflettere e mettere in immagini le nuove e drammatiche migrazioni, è stato proiettato il film breve Buongiorno Restelica di Nicola Contini. Si tratta di un lavoro di buon livello, originale anche per le scelte tecniche, che uniscono una delicata e efficace animazione con il girato documentario. La storia su un migrante del Kosovo, fuggito dalla guerra, un ragazzo di origine gorana (dunque di ceppo linguistico slavo, ma di religione musulmana) che, arrivato adolescente in Italia, ha saputo trovare la sua strada impegnandosi nello studio e, alla fine, laureandosi in infermieristica, ha il sapore di un racconto a lieto fine, narrato con sensibilità e originalità.

Il 6 settembre, invece, ampio spazio al regista Peter Marcias per una anticipazione del suo documentario Silenzi e parole, ancora in fase di lavorazione e che sarà distribuito, nel 2017, dall’Istituto Luce Cinecittà. Il breve trailer è stato proiettato all’interno della programmazione delle “Giornate degli autori” sia in mattinata, prima del film La ragazza del mondo di Marco Danieli, sia nel pomeriggio, in un incontro, particolarmente partecipato, nella “Villa degli autori”. Per introdurlo e per approfondirne il contesto e l’argomento erano presenti il regista, la direttrice della Sardegna Film Commission Nevina Satta e il critico cinematografico Giorgio Gosetti, delegato delle “Giornate degli autori”.

Peter Marcias ha messo in evidenza come si sia trattato di un film “difficile”, anche per arrivare a una versione definitiva del girato, iniziato quasi due anni fa. Il documentario, ha raccontato il regista, “è nato dalla curiosità attorno alla manifestazione organizzata dal circolo ARC di Cagliari, che si occupa di culture di LGBT e di problemi sociali, proposta ogni anno, ovvero la “Queeresima”, 40 giorni di eventi, di riflessioni, dibattiti aperti alla cittadinanza, tra l’altro, sulla necessità della tolleranza, sull’analisi dell’omofobia, una sorta di contro Quaresima. Ho seguito questa manifestazione con interesse – ha detto il regista – e, nello stesso tempo, ho avuto la necessità di capire anche come, in una comunità francescana di Cagliari, fosse vissuta la “vera” Quaresima. Da tutto questo è nato un documentario complesso e dai risultati sorprendenti. Sicuramente, un’esperienza che mi ha insegnato molto”.

L’autore, poi, rispondendo a una domanda di Gosetti sull’uso di linguaggi differenti in “Silenzi e parole”, ha poi aggiunto come “nel film dovevo far incontrare, nella prima versione del soggetto, i ragazzi del Circolo ARC e i frati. Avevo pensato a una partita di pallone, ma, in seguito, questa idea non si è concretizzata, anche per motivi pratici. Dunque, ho pensato che avrei potuto far convivere i francescani e i sostenitori dell’ARC in uno spazio immaginario, quello dell’animazione. Inoltre, nel finale sono presenti sia la grande fiaccolata svoltasi a Cagliari contro l’omofobia, sia la vera e propria Via Crucis”.

Giorgio Gosetti, il quale ha comunque già visionato il materiale girato con un primo montaggio (peraltro il montatore è l’ottimo Andrea Lotta), ha messo in evidenza quanto il lavoro di Marcias riveli “un paese di cui, spesso, non conosciamo abbastanza nella sua vera dimensione del reale. Peter riesce, con quest’opera a emozionare il pubblico in maniera diretta.” Nevina Satta ha, inoltre, fatto notare, “l’attenzione del regista al rito e alla performance, elementi riscontrabili nei due gruppi da lui seguiti.”

“Silenzi e parole”, insomma, sembra qualcosa di più di un documentario tradizionale e, come è stato affermato nell’incontro, risulta pure una riflessione sul concetto di tempo: quello lento, impalpabile, mistico dei frati e quello maggiormente incalzante di chi lo utilizza per spazzare via la banalità dello stereotipo e l’intolleranza.

Elisabetta Randaccio

 

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