“Two Islands”, Paolo Fresu e Giovanni Sollima in concerto a L’Aquila

L’estro e la fantasia di due straordinari artisti italiani, il trombettista sardo Paolo Fresu e il violoncellista siciliano Giovanni Sollima, insieme all’Orchestra da Camera di Perugia, sono gli ingredienti del progetto ‘Two Islands‘ che giunge a L’Aquila grazie alla Società Aquilana dei Concerti ‘Barattelli’ all’interno del cartellone ‘I Cantieri dell’Immaginario’. L’appuntamento è martedì 10 luglio, con inizio alle 21.30 all’Emiciclo del Palazzo della Giunta Regionale d’Abruzzo presso la Villa Comunale dell’Aquila, spazio recentemente aperto e restituito alla città. ‘Two Islands’ è un progetto che nasce dall’idea di rendere omaggio alle due isole maggiori del Mediterraneo: Sardegna e Sicilia, crocevia e porti di approdo da millenni, terre di miti, riti e tradizioni, terre in cui affondano profonde le radici dei due musicisti e da cui traggono ispirazione per i loro brani. A queste si aggiunge idealmente una terza isola, l’Umbria che, pur non essendo nel mare, è di fatto un’isola all’interno dell’Italia centrale, crocevia di spiritualità, natura ed arte, terra di santi e tradizioni popolari, dove affondano le radici i musicisti dell’Orchestra da Camera di Perugia.

“Sicilia e Sardegna sono due luoghi autoctoni con una loro grande forza, l’Umbria è una sorta di isola nella nostra Italia, con grande cultura e storia”, così sintetizza Paolo Fresu che, con questo progetto artistico, tenta di unire le isole con un ponte immaginario fatto di musica. Ognuno dei due protagonisti racconterà un pezzo del proprio percorso musicale e soprattutto della propria isola. L’ispirazione per Fresu è giunta dal libro ‘Passavamo sulla terra leggeri’ dello scrittore cagliaritano Sergio Azteni dal quale sono nati cinque brani. “Non è stato semplice capire da dove partire – ha dichiarato Sollima -. La Sicilia, per come la sento io, è un continuo affiorare di segnali, dati, strati, terra di esodo e approdo. Affrontare un racconto è complesso la percezione di vivere la Sicilia come una barca così vicina alla terraferma da scontrarsi e, al tempo stesso, allontanarsi, alla deriva”.

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