PechaKucha night, arriva la quinta edizione cagliaritana della ‘fiera’ della creatività

Un serata fatta di musica, buon cibo e tanta creatività: questo è il ricco piatto che verrà presentato venerdì 21 marzo dall’associazione culturale Cospirazioni Creative all’interno di Campidarte, il centro culturale sito nella campagna di Ussana. Sarà una serata targata PechaKuchaNight, alla quinta edizione con l’auspicio di salutare l’arrivo della primavera con un evento come al solito non convenzionale che si baserà prevalentemente sulla presentazione di 15 progetti con la formula del 20×20, ovvero 20 slide da 20 secondi ciascuna.

I quindici progetti sono variegati, giovani e freschi. Si passa dalle startup (Guide me Right, YESEYA, CagliariApp) a progetti dall’elevato impatto sociale (Slotmob, Urban Aid, Le Diner Caché), da progetti che esplorano una nuova fruizione del territorio (Cagliari Unofficial Guide, Po.Ps Postazione Psicogeografica Rurale, APNEA: Abandoned Places as New Environments of Arts, COLORS_Cagliari a Colori) a quelli legati all’editoria (Lollove Mag ed Expose.NSEMag) Per la prima volta verrà anche affrontato il tema della politica con il portale Le Politiche. Matteo Arisci dell’associazione Cospirazioni Creative presenta l’evento con grande entusiasmo, fiero del lavoro fatto fino ad ora.

Cos’è, quando e come nasce il progetto PechaKucha?
Il Pecha Kucha nasce a Tokio nel 2003 dallo studio di Architettura “Klein Dytham architecture”. L’obiettivo è presentare a un pubblico molto variegato progetti e idee provenienti dal mondo della creatività in senso lato: architettura, design, videomaking, disegno, editoria, teatro, nuove tecnologie… Le serate del Pecha Kucha si svolgono con un format molto semplice: 6 minuti e 40 secondi per ogni presentazione accompagnate da un massimo di venti diapositive per venti secondi ciascuna. Ad oggi questo format – vero marchio del Pecha Kucha – viene utilizzato in 700 città “gemellate” sparse per il mondo. Qui a Cagliari l’iniziativa è stata sposata dall’associazione Cospirazioni Creative. La prima edizione si è tenuta nel 2011.

Qual è il senso di Campidarte? Questo PechaKucha Night cosa prevede di diverso rispetto ai precedenti?
La collaborazione con Campidarte ci è sembrata qualcosa di naturale nello sviluppo di questa quinta edizione. Dopo 4 edizioni tenutesi in città, ci ha affascinato l’idea di spostarci in un vecchio capannone recuperato e trasformato in centro culturale nel mezzo del Campidano. Lo spirito del recupero, la multidisciplinarità e le tematiche valorizzate dai ragazzi di Campidarte si sposano alla perfezione con un’iniziativa come il Pecha Kucha. Il format della serata è sempre simile in ogni edizione sia a Cagliari come nelle altre città. Ciò che cambia è il contesto, il luogo. Il “contenitore” se vogliamo. Spostarsi, non ripetersi e sfruttare nuovi spazi e nuovi contesti è fondamentale per creare un processo collaborativo e di “rete” nel territorio.

Verrano presentati ben 15 progetti. Come è avvenuta la scelta? Cosa rappresentano questi progetti dal vostro punto di vista?
I criteri di valutazione di ogni progetto sono semplici: l’originalità, la qualità della ricerca e della realizzazione, la leggibilità e l’immediatezza, la cura e la presentazione della grafica. Non siamo una giuria. Non stiliamo graduatorie. Non ci sono vincitori nel Pecha Kucha. Vogliamo promuovere e includere progetti che ci sembrano meritevoli di visibilità. Detto questo, i progetti provengono da discipline diverse ma hanno dei punti in comune: hanno tutti una loro filosofia ben delineata che poi si riflette nella fase di sviluppo. Dimostrano inoltre che nel tessuto cagliaritano (e non solo) esistono professionalità da valorizzare. Noi, nel nostro piccolo, con il Pecha Kucha diamo una mano: vogliamo essere un trait d’union tra diverse discipline. Facciamo un esempio: una start-up che vende online prodotti di design ha iniziato diverse collaborazioni proprio con giovani designer conosciuti durante uno scorso PechaKucha.

Che giudizio date del contesto ‘creativo’ cagliaritano alla luce dei progetti che hanno presentato?
E’ un contesto florido. Siamo una generazione di ventenni e trentenni che ha avuto il privilegio di vivere in altre città, spesso all’estero. Per diversi motivi tanti sono tornati in Sardegna. Siamo la generazione del back. Una volta tornati, di fronte alle lungaggini e alle arretratezze dell’Isola, la reazione all’inazione è avvenuta con diverse forme di creatività. In queste cinque edizioni abbiamo conosciuto fotografi, grafici, registi, sviluppatori di software, designers, architetti, stilisti. Siamo riusciti a metterli in contatto tra di loro. In un certo senso il Pecha Kucha ha aiutato a conoscerci e a farci capire che ci sono talenti da sfruttare. Parliamo anche di un contesto economico. Se le istituzioni (ma anche il settore privato) si rendessero conto di tutte queste professionalità a nostro giudizio ci sarebbero ricadute positive culturali, sociali ed economiche. Parafrasando l’uscita infelice di un ex-ministro con la cultura si può “mangiare”.

I progetti provengono in particolare da Cagliari. Avete mai pensato di allargare il bacino del PechaKucha?
Molti progetti provengono da Cagliari, ma non tutti. In questa edizione abbiamo finalmente alcuni progetti sassaresi e siamo particolarmente contenti di ricongiungere le due principali città dell’isola facendo incontrare progetti e idee. Ecco cosa intendiamo per rete e processo collaborativo: ora progetti affini ma in due città “lontane” avranno la possibilità di dialogare. Che valore vogliamo dare a questa rete immateriale? E ci teniamo a ricordare che sin dalla prima edizione abbiamo avuto diversi ospiti anche dal “continente” con progetti nati a Milano, Firenze e Bologna e addirittura in Giappone. Allargare il bacino del Pecha Kucha è un’evoluzione naturale. Abbiamo fame di nuove idee, vogliamo scovarle e dargli una voce e un luogo di incontro. Da ovunque esse provengano.

Simone Spada

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