A Nairobi il primo carnevale della storia del Kenya grazie ai sardi di Cherimus

Una parata coloratissima e chiassosa ha invaso domenica scorsa Nairobi, la capitale del Kenya: per la prima volta il paese dell’Africa centro-orientale ha festeggiato il carnevale con carri, musica e maschere. La grande festa è stata realizzata grazie all’impegno di Cherimus, associazione sarda che da tempo collabora con le associazioni Amani di Milano e Koinonia Community di Nairobi: insieme hanno messo in piedi “Carnival! Nairobi”, un progetto sostenuto da un finanziamento della Regione Sardegna e creato con Sardegna Teatro.

Le attività di preparazione per Carnival! Nairobi hanno preso vita qui con gli artisti Carlo Spiga, Francesco Medda, Augustine Namatsi Okubo e Margherita Riva lo scorso gennaio nelle scuole di Perdaxius e Narcao, comuni partner del progetto, e sono proseguite il mese dopo a Nairobi con i laboratori curati da Derek MF Di Fabio, Matteo Rubbi e Emiliana Sabiu. Mentre nell’Isola hanno partecipato gli studenti delle scuole, nella capitale kenyana sono stati impegnati ragazzi e bambini che vivono in strada: un esercito di giovani e giovanissimi ai margini della società, vittime di violenze e abusi, o cresciuti senza genitori perché morti di aids. Secondo le Organizzazioni non governative, sono circa 300mila nel paese, 60mila solo a Nairobi. Il progetto Carnival! Nairobi e gli altri progetti portati in Kenia da Cherimus nascono proprio con l’intento di occupare i ragazzi di strada in attività creative e artistiche; nel 2017, ad esempio, ‘Ciak! Kibera’, a cui hanno lavorato i musicisti sardi Carlo Spiga e Francesco Medda, ha raccolto immagini, suoni, musica ed esperienze di vita della baraccopoli di Nairobi Kibera. Entrambi sono realizzati all’interno di Darajart, residenze d’artista a Nairobi ideate nel 2010 da Marco Colombaioni.

Con il Carnevale della scorsa domenica si è realizzato un nuovo tassello della collaborazione tra l’associazione sarda e le altre associazioni di cooperazione internazionale che si dedicano ai ragazzi di strada Amani e Koinonia. I laboratori svolti tra Perdaxius, Narcao e Nairobi hanno permesso di creare maschere, carri e installazioni da materiali poveri e di recupero. Quelli di Nairobi, in particolare, “si sono svolti parallelamente al lavoro di recupero dei ragazzi da parte degli educatori e sono stati pensati per stabilire e rafforzare il legame di fiducia  – hanno sottolineato le educatrici di Koinonia Jane Wanjiru e Mary Osinde – Hanno inoltre offerto la possibilità ai giovani coinvolti di esprimersi attraverso attività manuali lontane dalla loro esperienza quotidiana, per valorizzare il carattere individuale, i desideri e i sogni di ognuno”.

Nella parata finale hanno sfilato per strada un coloratissimo matatu, cioè un minibus per il trasporto pubblico inventato dai ragazzi, una foresta magica, un ‘super power tool hardware shop’ (ferramenta dai poteri magici) e una casa, il sogno che accomuna tutti i ragazzi di strada.
[metaslider id=”706347″] Queste creazioni realizzate dai ragazzi con materiali trovati sul posto come bambù, corde, tessuti, pannelli di legno e plastica riciclata, sono state portate in processione per le vie della città, in modo da “scalfire e tentare di modificare il pregiudizio di cui i ragazzi di strada sono oggetto”, commenta Emiliana Sabiu di Cherimus.

Progetti come questo danno “l’opportunità di fare splendere qualcosa che ancora non si vede” conclude Boniface Okada, coordinatore dei progetti e responsabile delle risorse umane di Koinonia. “Un diamante grezzo sembra una pietra da poco, però se si scava bene arriva a brillare”.

Francesca Mulas

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