L’Isola delle Torri, una civiltà in mostra: da ieri ottocento reperti nuragici a Zurigo

Pietra, acqua e metallo: sono le preziose testimonianze della civiltà nuragica che hanno attraversato i secoli e si sono conservate fino a noi. Ai materiali che hanno reso possibile lo studio e la conoscenza del passato della Sardegna è dedicata ‘L’Isola delle Torri’, mostra sull’età nuragica organizzata dalla Soprintendenza Archeologica della Sardegna. Partita da Cagliari, ha toccato Roma e Milano (dove è stata allestita in contemporanea con Expo’) e ha infine varcato i confini nazionali: da ieri ‘Sardinian, Land der Turme’ è allestita in Svizzera, nel Dipartimento di Archeologia dell’Università di Zurigo, resterà visitabile fino al prossimo 25 settembre.

All’inaugurazione era presente Marco Minoja, soprintendente della Sardegna; con lui c’erano Michael Hengartner, Rettore dell’Università di Zurigo, Cristopher Reusser, direttore del Dipartimento e Francesco Barbaro, Console generale per l’Italia in Svizzera.

Il progetto ‘L’Isola delle Torri’, curato da Minoja e dalle archeologhe della Soprintendenza Luisanna Usai e Gianfranca Salis in occasione del centenario della nascita di Giovanni Lilliu, raccoglie ottocento reperti nuragici che hanno permesso di ricostruire la vita delle società che popolavano l’Isola tra l’età del Bronzo e l’età del Ferro, in quella che Lilliu chiamava ‘La bella età dei nuraghi’. L’esempio più monumentale di questo momento storico sono le torri nuragiche, ma lo studio degli archeologi si basa soprattutto sull’esame dei reperti trovati nei siti, che conservano ancora oggi informazioni preziosissime per lo studio del passato: una quantità di materiali che racconta una civiltà unica in tutto il Mediterraneo, capace di costruire architetture imponenti e straordinari monumenti del sacro, dedita all’agricoltura, alla pastorizia, all’artigianato, alla metallurgia, ai commerci e alla navigazione.

La mostra è suddivisa in tre sezioni: Pietra, Acqua e Metallo.

Nella prima sono raccontati i manufatti in pietra tra nuraghi, tombe e templi sacri attraverso i materiali che vi sono stati ritrovati: ceramiche di uso comune o conviviale,  strumenti del lavoro domestico o agricolo, armi, gioielli. Immancabili i bronzetti, straordinari esempi della maestria degli artigiani nuragici, che riproducono uomini ed eroi ma anche oggetti votivi come pendagli, bottoni, pugnali miniaturistici. Su Nuraxi, scavato proprio da Giovanni Lilliu negli anni Cinquanta, è il sito nuragico che ha contribuito più di ogni altro a far conoscere l’età del Bronzo in Sardegna: da qui provengono anche i primi dati sulla stratigrafia nuragica che hanno consentito di studiare meglio le fasi della civiltà nuragica attraverso i secoli.

La seconda sezione è dedicata all’Acqua, imprescindibile risorsa per la vita ma anche elemento legato ai riti sacri, agli scambi e ai commerci. E alla navigazione: nonostante per tanto tempo si sia immaginato il popolo nuragico come un popolo chiuso e arroccato nelle terre dell’interno, da anni ormai si conoscono le prove della navigazione in tutto il Mediterraneo, verso le rotte orientali dell’Egeo ma anche verso le terre iberiche. E la presenza di navicelle in bronzo trovate a centinaia in Sardegna e non solo non può che confermare la propensione dei sardi per la marineria.

Il Metallo è la terza e ultima sezione della mostra: un materiale prezioso per le informazioni che le migliaia di oggetti soprattutto in bronzo (ma anche ferro, argento e oro) hanno custodito fino a noi. Sappiamo che i sardi nuragici conoscevano bene tecniche e tecnologie per lavorare i minerali metallici e creare manufatti. La testimonianza più nota è quella dei bronzetti, creati con la tecnica della cera persa, che riproducevano arcieri, sacerdoti, guerrieri e pugili ma anche persone comuni come pastori e popolani.

A Zurigo non potevano mancare le scultue di Mont’e Prama, testimonianza della fase finale dell’età nuragica, visibili ai visitatori tramite un‘installazione multimediale e interattiva curata dal CRS4.

‘L’Isola delle Torri’, progetto realizzato in collaborazione con Regione Sardegna e Comune di Cagliari e con il contributo della Fondazione Banco di Sardegna è anche un catalogo, pubblicato pochi mesi fa da Carlo Delfino Editore: oltre alle schede dei materiali in mostra ci sono i contributi di archeologi, storici, antropologi sulla civiltà nuragica nei suoi molteplici aspetti e la descrizione dei siti e monumenti più significativi.

Francesca Mulas

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