C’è un filo al centro dell’Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti a Firenze. Il filo di una donna che è stata anche pittrice, scultrice, tessitrice e poetessa. Maria Lai, l’artista che voleva vivere “tenendo per mano il sole” e per la quale il pane era il “cibo dell’arte”, è stata scelta da Eike Schmidt, direttore del museo fiorentino, per aprire la serie di mostre che ogni anno, l’ 8 marzo, in occasione della giornata internazionale della donna, inaugureranno alla Galleria degli Uffizi una mostra tutta al femminile. L’esposizione fiorentina curata dalla docente universitaria Elena Pontiggia, in scena fino al 3 giugno, si intitola “Il filo e l’infinito” e ha come tema conduttore appunto il filo: quel filo che lega e collega, attraverso il quale l’arte si fa relazione, capace di disegnare forme e paesaggi, interagendo con spazi e parole. Per l’opera di Maria Lai è un momento storico molto importante, preludio però di nuovi scenari: l’approdo, previsto nella primavera del 2019, in una delle gallerie più famose d’America, quella di Marianna Boesky a New York. La rigorosa gallerista americana, che il 23 febbraio scorso le ha aperto le porte della Boesky West di Aspen con “Invito a tavola”, tributo all’installazione di fine carriera che dà il titolo alla mostra, ha definito Maria Lai “una vera eroina, capace col suo lavoro di incidere profondamente nel panorama contemporaneo internazionale”. E ha deciso di dedicarle una grande retrospettiva, la prima davvero così importante negli Stati Uniti.
Una pratica artistica, quella di Maria Lai che ha reso “la Sardegna universale” come ha ben spiegato Elena Pontiggia nel voluminoso catalogo edito da Ilisso, definito dalla nipote Maria Sofia “come l’unico finora veramente esaustivo di tutta la sua opera”. “La Sardegna è una civiltà – ha sottolineato Pontiggia – con la sua arte, la sua poesia, i suoi canti, la sua storia millenaria. Maria ha saputo interpretare quell’universo facendolo dialogare con l’arte internazionale”. Una pratica artistica che ha portato la Sardegna ad essere protagonista all’Art Basel di Basilea, dove le quotazioni di Maria Lai l’anno scorso oscillavano tra i 30 e i 200mila dollari mentre Artsy (la piattaforma più importante al mondo per collezionisti e appassionati d’arte), l’ha definita uno dei quattordici artisti di cui si parlerà a lungo dopo l’ultima edizione della Biennale di Venezia. Anche il Financial Times, lo scorso novembre, ha parlato di Maria Lai, marcando la sua crescente importanza all’interno della comunità artistica internazionale ed evidenziando, oltre all’esposizione newyorchese, quella a cui sta lavorando il collezionista Giorgio Spanu nei nuovi spazi del Magazzino Italian Art nella Hudson Valley.
(Foto di Daniela Zedda)
Donatella Percivale