L’Angelo di Alfredo: 35 anni dopo Vermicino un docufilm racconta l’eroe Licheri

“Questa storia mi spezza l’animo”: impossibile, per chi ha superato i quarant’anni, non ricordare le parole di Sandro Pertini a bordo di quel pozzo che ha inghiottito Alfredino senza mai restituirlo. Una storia che ha commosso un paese intero, quella di Frascati: il piccolo Alfredo Rampi, 6 anni appena, il 10 giugno 1981 cade in un pozzo lasciato aperto in campagna. Arrivano i soccorsi e qualche curioso, la tv segue le prime ore di questa vicenda raccontando che è solo questione di tempo e il bimbo sarà salvato, nessun pericolo per lui. Sappiamo che non andò così: tutti i tentativi di riportarlo in superficie fallirono e dopo quasi tre giorni Alfredino morì a sessanta metri di profondità.

L’ultima persona ad avere un contatto con il piccolo, in un estremo tentativo di salvataggio, fu Angelo Licheri. Era un autista di origini sarde, nato a Gavoi, che viveva e lavorava a Roma: impressionato da una angosciante diretta giornalistica della Rai, colpito dalle parole della mamma che chiedeva aiuto a chiunque avesse idee per riportare suo figlio in superficie, decise di avvicinarsi al pozzo e proporsi di scendere giù. Era piccolo e magro, riuscì a entrare in quel buco largo appena trenta centimetri. Passò sotto terra quasi un’ora, a testa in giù, cercando di ancorare il bambino alle cinghie di salvataggio; alla fine cercò di afferrarlo con le sue stesse mani ma il piccolo scivolò ancora. Stremato, diede un bacio ad Alfredo e si fece tirare su. Fu l’ultimo a sentirlo vivo, lo speleologo che lo raggiunse dopo riportò la notizia che il bambino era morto.

A 35 anni dalla tragedia di Vermicino arriva “L’Angelo di Alfredo”, film documentario prodotto da Quadra Film con la regia di Fabio Marra che ricostruisce la storia dal punto di vista di Angelo Licheri, uno dei protagonisti. La vicenda è narrata oggi con uno sguardo a quei momenti terribili, segnati da angoscia ma anche da una speranza febbrile di salvare il bambino. Dopo quell’episodio l’esistenza di Angelo Licheri non fu più la stessa: visse per tanti anni sotto i riflettori in un continuo ricordo di quegli istanti finché non si trasferì in Africa in cerca di una nuova vita. La distribuzione del film è legata a una campagna di crowdfounding curata dal Centro Alfredo Rampi Onlus e affidata alla piattaforma Ulule. L’obiettivo è raggiungere seimila euro: parte dei fondi raccolti coprirà i costi di distribuzione, il resto verrà devoluto interamente ad Angelo Licheri, che oggi vive in difficoltà economiche e fisiche, con un diabete che lo ha debilitato profondamente. Quadra Film ha intrapreso questa iniziativa senza fini di lucro e non tratterrà neanche un centesimo dalla distribuzione della pellicola. Il film è anche testimonianza di ciò che è nato da quella tragedia: il Centro Alfredo Rampi, fondato dalla madre di Alfredino, impegnato a diffondere la cultura della prevenzione dei rischi ambientali.

GUARDA IL TRAILER

Sul sito L’Angelo di Alfredo  si possono trovare informazioni per accedere al crowdfounding e avere una copia del film in dvd. “Su quell’evento se ne sono dette tante, troppe – ha dichiarato Carmelo Ramundo, presidente di Quadra Film –  Vogliamo restituire verità e giustizia ad Angelo Licheri rivolgendoci soprattutto ai suoi conterranei, che della sua impresa hanno fatto un motivo di orgoglio. Ci piace pensare che il nostro film possa essere un modo per tramandare ai giovani sardi la storia di questo straordinario conterraneo”.

Francesca Mulas

 

 

 

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