La storia di Sant’Efisio in sardo, ristampato un poema del 1787

Un poema in tre canti dedicato a Sant’Efisio e scritto in logudorese nel 1787. L’originale, opera di Andrés Febrés y Oms, gesuita e linguista catalano emigrato in Cile e poi arrivato in Sardegna da clandestino, è custodito nella biblioteca universitaria di Cagliari. Il volume è stato ristampato da Emanuele Pes, libraio antiquario, titolare di uno studio bibliografico e piccolo editore.

Nei primi due canti del poema, Febrés raccontò la storia di Effisiu come tutti la conosciamo: fu soldato delle truppe di Diocleziano, nato a Elia, alle porte di Antiochia in Asia Minore, nel 250 d.C.. Si convertì al cristianesimo durante il suo viaggio verso l’Italia. Una volta in Sardegna, dove venne mandato per difendere gli interessi dell’Impero romano, fu imprigionato, torturato e messo a morte sul patibolo di Nora. L’agiografia colloca il suo martirio il 15 gennaio del 303. È del 1656, invece, il voto della municipalità di Cagliari che gli chiese la liberazione della città dalla peste.

“Il terzo canto del poema – spiega Pes, cagliaritano di 46 anni – contiene la prima descrizione della processione del primo maggio, attraverso un resoconto puntuale e ricco di particolari, nella forma in cui sostanzialmente si presenta oggi a noi (e questa del 2017 sarà l’edizione numero 361)”. La nota storica è che “i manoscritti di Febrés – continua il libraio antiquario – sono scomparsi subito dopo la sua morte avvenuta a Cagliari nel 1790 e, tranne un piccolo frammento conservato nel fondo Baille dell’Universitaria di Cagliari, non sono mai stati ritrovati: il fatto venne segnalato sia da Lorenzo Hervás y Panduro (anche lui gesuita nonché linguista e filologo spagnolo), sia da Giovanni Siotto Pintor“, ricorda Pes.

Come nell’originale, anche la ristampa, su carta vergata e interamente legata a mano, contiene nell’antiporta (la pagina che precede il frontespizio) la copia dell’incisione fatta allora da Vincenzo Uda. Il volume è in tiratura limitata, a 259 esemplari, in numerazione araba. Rilegato a mano in pelle e con le segnature che rispettano l’ordine dell’originale stampato nel 1787.

 

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