Desulo, i catalani Comediants sul palco con “Le età della vita”

A Desulo l’Associazione l’Intermezzo Nuoro è di casa e ha scelto questo caratteristico borgo come residenza artistica per produrre lo spettacolo “Le età della vita”, portato in scena durante la festa di San Sebastiano nel rione Asuai.

Una concomitanza non casuale e in effetti la scena festiva ha generato un connubio tra la celebrazione del santo e la rappresentazione dei passaggi di crescita, formazione, maturazione ed infine la morte dell’uomo che transita brevemente su questa terra lasciando la sua indelebile traccia nella memoria della sua discendenza.

Con questo “canovaccio poetico”, così definito dai suoi ideatori, i catalani “Comediants” artisti itineranti, attori e acrobati di livello internazionale, hanno coinvolto la popolazione desulese in una performance recitativa e musicale animata da un pubblico fervente, impegnato nei preparativi della cena per il patrono.

Jaume, Bernadet Munné e Rita Kuan (Jin Hua) hanno preparato uno spettacolo in soli cinque giorni avvalendosi della collaborazione dei musicisti Battista Giordano (chitarra e fiati) e Ferran Martinez (organetto), le voci dei Tenore San Gavino di Oniferi, Nona Umbert per la scenografia e i costumi.

Se in origine gli attori sarebbero dovuti essere giovani tra i 17 e 30 anni, un gruppo di entusiasti e curiosi più anziani- sino ai 75- hanno voluto contribuire a costruire lo spettacolo strutturandolo in una più credibile rappresentazione del percorso dall’infanzia alla vecchiaia.

La nascita segnata da “su kokku”, la prima scolarizzazione, la ribellione adolescenziale, l’innamoramento e il matrimonio, la frenesia del lavoro, la senilità e una donna, una figura eterea e invisibile srotola il filato attorno al suo rocchetto.

La compagnia ha utilizzato un piccolo escamotage per rendere il tutto neutro eppure poetico: gli abiti bianchi e i volti coperti da una garza candida per lasciare lo spettatore nella totale immedesimazione.

“Le età della vita”, realizzato in soli cinque giorni, è stato un labor limae in continua evoluzione, un fare e disfare che ha concesso ad ognuno degli attori di esprimere la propria personalità, recitare in dialetto, creare testi e canzoni originali in viaggio verso l’appropriazione della propria identità, sfilandosi finalmente il cappuccio che avvolgeva il viso, declamando le proprie origini e riportando in vita gli antenati grazie ad un esercizio di memoria intima e familiare.

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