Daniele Conti, una vita da capitano: esce il libro sulla sua avventura rossoblù

Quanta fatica costruire una vita, una carriera, un curriculum sportivo tutto suo. Prima quel nome ingombrante, Conti, che evocava subito il magico mondiale del 1982, Sandro Pertini sugli spalti e le grida di gioia di Nando Martellini ai microfoni Rai ‘Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo’ . Poi la maglia numero 11 con i colori rossoblù, quella che fu di Gigi Riva nei gloriosi anni dello scudetto del Cagliari Calcio. Eppure Daniele Conti, ex centrocampista della squadra cagliaritana e figlio del celebre Bruno, è stato all’altezza di quel nome e di quella maglia: ancora oggi, dopo due anni dall’addio al calcio giocato, il mitico capitano è sempre lui.

Amatissimo da tifosi, allenatori, presidenti (ben due ne ha conosciuto, Massimo Cellino, oggi in Inghilterra a capo del Leeds, e Tommaso Giulini), persino da chi il calcio delle tifoserie lo pratica poco, è sempre stato stimato per la sua umiltà, la sua discrezione, la sua coerenza. Ma soprattutto per un amore incondizionato nei confronti di Cagliari, città e squadra, un amore che lui, romano di nascita, coltiva da anni, dalla prima vacanza estiva nell’Isola: sedici anni di  passione che lo hanno portato a scegliere il capoluogo sardo anche oggi che ha riposto la maglia nel cassetto. Metà della sua vita, o quasi, dedicata alla Sardegna Daniele Conti la racconta in “La mia vita in rossoblù”, autobiografia da oggi in tutte le librerie pubblicata dalla casa editrice Arkadia.

“Perché ho deciso di raccontarmi in un libro? Per condividere tutto quello che in anni di calcio non ho potuto dire” ha ammesso ieri Conti alla presentazione del volume, in una affollatissima sala convegni dell’Hotel Regina Margherita, in pieno centro a Cagliari. Ad attenderlo c’erano oltre ottocento tifosi, curiosi di conoscere tutta la storia del capitano più amato della squadra dopo Gigi Riva, i suoi amici – compagni in campo, la sua famiglia. C’era anche papà Bruno, occhio vigile che prima di tutti ne ha compreso il talento. “Daniele è sempre stato molto bravo, ha sempre giocato con compagni più grandi di lui – ha raccontato – Non mi ha mai fatto preoccupare, sapeva sempre cosa doveva fare in campo, aveva grinta, voglia di emergere”.

img_20161209_104715Il problema, all’inizio, era proprio quel cognome: “Il peso del confronto lo ho avuto sin dalle giovanili. C’erano tanti ragazzi, ma tutti guardavano i figli di Conti. E se facevi male eri un raccompandato, se invece facevi bene era normale, ma eri comunque un raccomandato”. Per questo il giovane Conti sognava un ingaggio lontano da Roma, la città di Bruno. L’occasione arriva nel 1999: Daniele Conti ha appena vent’anni, approda in piazza Deffenu con i capelli lunghi e le meches, una maglietta gialla elasticizzata. Look un po’ sopra le righe, ma la squadra lo accoglie con affetto. Dalle prime partite nascono le amicizie cagliaritane che Conti porterà con se per sempre: Diego Lopez, Andrea Cossu, Alessandro Agostini, Francesco Pisano erano presenti ieri accanto a Daniele, testimoni di una stagione di affetti e rispetto che andrà ben oltre gli impegni sportivi. “Ci siamo divertiti molto – ha raccontato Agostini – tra scherzi, risate, chiacchiere e i riti scaramantici di Massimo Cellino. E abbiamo condiviso una grande responsabilità e amore verso questa squadra”.

“Fu lui a trascinare via la squadra da una delle sue peggiori crisi, con una memorabile rimonta al Sant’Elia
contro il Napoli, sotto di un gol allo scadere, virtualmente  retrocessi – ha scritto di lui il giornalista Paolo Piras nel fortunato libro sul Cagliari Calcio ‘Bravi e camboni’ pubblicato da Egg Edizioni nel 2014 – Due reti nel recupero: la seconda, la sua, accompagnata da un’esplosione di gioia collettiva che fu il preludio a una salvezza incredibile: anche solo pareggiare quella partita non sarebbe bastato a frenare la caduta. Qualche anno fa Daniele avrebbe meritato la nazionale, non la ha avuta, è stata un’ingiustizia. In compenso, a Cagliari sta da papa, e non vorrebbe più muoversi – e sì che molti allenatori vorrebbero oggi un solutore di problemi come lui, vincitore del poco noto ma gratificante premio «Leader in campo». Niente da fare, asta chiusa: Conti è diventato parte della storia del Cagliari. Record di presenze totali, record di presenze in serie A. Nessun rossoblù come lui. Una bandiera”.

copertinaTanti gli applausi durante la serata di ieri, a partire dalle immagini che hanno introdotto la presentazione: “La saga dei Conti” è il titolo di un video di 15 minuti realizzato da Vittorio Sanna e Simone Serra. Si apre con l’immagine di un giovane Daniele, emozionato e teso, che si riscalda a bordo campo con la maglia della Roma, continua con le azioni più celebri in rossoblù, come quel gol al novantacinquesimo minuto contro il Napoli che ha restituito al Cagliari la speranza di restare in serie A nel campionato 2007-2008.

E poi c’è l’esultanza con i compagni, le coreografie dei tifosi, gli sguardi tesi di papà Bruno, gli abbracci con i piccoli Conti Bruno Junior e Manuel, la memorabile serata del ‘Conti Day’ il 23 maggio scorso, con migliaia di persone a salutare la squadra e il suo amato capitano al Sant’Elia. Quella con il Cagliari, per Daniele Conti, è una carriera straordinaria: 464 gare disputate e 51 reti tra campionato e coppa Italia: “La sua era una storia unica, ricca di coincidenze significative e piena di fascino – ammette emozionato Vittorio Sanna, che insieme al collega Fabiano Gaggini ha curato la stesura del libro ‘Una vita in rossoblù’ – bastava solo raccontarla”.

Ora è il turno dei più giovani: i ragazzi che allena con le giovanili del Cagliari. E poi i figli, Manuel, Bruno, Melody: “Insegnerò loro le cose importanti della vita: non c’è solo il calcio, prima di tutto ci sono l’umilità e il rispetto per le persone”. Proprio gli stessi valori con cui Daniele Conti ha conquistato l’amore di una città intera.

Francesca Mulas

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