Badde Suelzu, online sprazzi di vita degli abitanti. Loro: “Internet, cos’è?”

Gattini che fissano la camera, si muovono lenti tra le pietre del muretto a secco. Potrebbe essere un richiamo al più classico tormentone da social network ma non lo è: così parte la terza puntata della web serie sulla micro frazione di Badde Suelzu – in Alta Gallura – curata dal portale Sardegna Abbandonata. Non lo è perché in pochi minuti i cuccioli di campagna segnano la distanza dai quelli che vivono in appartamento cresciuti a crocchette e sbranano con naturalezza un ratto gigante. Il documentario fa parte di un progetto in via di realizzazione (quattro le puntate pronte finora) e un’ultima da realizzare entro l’anno: le immagini sono state girate da gennaio 2016 a febbraio 2017 da Alessandro Violi di Parma e dal regista oristanese Martino Pinna. Nessun finanziamento ma tutto autoprodotto, con una raccolta fondi sempre aperta. Finora la filosofia di base è stata quella della libera diffusione con l’unico vincolo della citazione chiara e precisa della fonte; modalità che vale per tutto il materiale prodotto dal portale, una ricerca collettiva che ha richiesto tempo e impegno: mappe, fotografie e descrizioni in schede asciutte e documentate. Pinna nel frattempo è andato oltre e ha sperimentato il nuovo formato, con un precedente esperimento, il film: “L’intento originale era anche quella di stravolgere un atteggiamento diffuso in tanti appassionati sardi, una sottile – e nemmeno tanto – gelosia che porta a non condividere le coordinate geografiche e le indicazioni per arrivare ai luoghi abbandonati meno conosciuti. Per tenerli segreti, o per pochi. Noi abbiamo praticato il contrario, reso pubblico e fruibile un lavoro fatto esclusivamente per passione. Un tentativo di mantenere anche una memoria collettiva”. Un filo anche tra le tante incompiute, o altre opere spesso costruite con soldi pubblici. Tra le ultime scoperte fatte sul campo grazie a un improvviso ritorno quella che, nel giro di appena anno, due dei sette abitanti della frazione di Badde Suelzu non sono più lì. Nessun lutto per fortuna ma un trasferimento nel paese vicino per la coppia di anziani protagonista della quarta puntata. Un’intera vita sempre insieme dalla mattina alla sera, stessi panorami, stesso rumore di sottofondo. “Volevano concluderla lì, così ci avevano detto nell’ultimo incontro – racconta Martino Pinna – ma quando siamo passati appena qualche settimana fa gli altri ci hanno detto che non c’erano. I figli avevano insistito per una sistemazione più comoda, nel paese dove comunque c’è la loro casa e possono avere più aiuto”.

LEGGI ANCHE: Badde Suelzu, la web serie sul villaggio ‘ancora’ non abbandonato dagli abitanti

L’allegria dirompente del single incallito

Un bicchiere di vino e il ritmo di una casa in mezzo alla campagna: sveglia lenta, nessun appuntamento, preparare la legna per il fuoco, una visita improvvisa di un amico e il bicchiere di vino che unisce, fa scoppiare risate e fa passare il tempo senza orologi. “In città non ci voglio stare – dice ridendo uno degli abitanti -. Cosa potrei fare a Olbia? Potrei solo sedermi davanti alla chiesa con gli altri anziani. Qui sono libero, ho trascorso una bella vita. Certo, mancano le donne. Ma è andata così, ce ne sono ma sono tutte sposate. Sto bene lo stesso anche senza moglie”. E ride. La filosofia delle radici è un qualcosa di ancora più profondo che sfocia quasi nel timore: “Se uno sta bene perché cambiare? Perché provare altri posti?”, si chiede ancora. Una certezza granitica: “Soffrire la noia perché soli? Ma proprio per niente…”.

Ecco il video della terza puntata.

Badde Suelzu – 3 – Murrai I & II from batisfera on Vimeo.

 

I signori di sopra e il web, questo sconosciuto

“L’ultima puntata è quella più discussa, concettuale”:  mette le mani avanti il regista. Al centro c’è sempre Badde Suelzu, la vita dei suoi abitanti ma anche la distanza temporale e spaziale. E non è infatti un caso che, come rivela sempre Pinna, abbia suscitato più reazioni, controverse. “L’intenzione era quella di trasmettere l’idea di distanza sia spaziale – chilometrica -, sia temporale. Una distanza da misurare rispetto alle prime comunità di riferimento, quelle più vicine: Monti e Alà. Dove ora vive la coppia di anziani che fino a poco tempo fa trascorreva i pomeriggi con la tv sempre accesa con una programmazione nazionalpopolare: storie di tradimenti, famiglie allargate e flirt che facevano – e probabilmente continuare a fare – incupire i due. Anche nel video parte l’animata discussione sul ruolo delle coppie, del matrimonio, dei figli. “Una visione ovviamente tradizionale – dice Martino – che a loro dà sicurezza anche se totalizzante e ad alcuni può apparire fuori dal nostro tempo. Per loro la casa in cui hanno vissuto e cresciuto i loro bambini è il centro del mondo”. E la domanda su Internet? “Ho voluto chieder loro se sapessero come funzionasse la piattaforma a cui erano destinate le riprese e le nostre chiacchiere”. La risposta è chiara: ne avevano sentito parlare certo, dalla tv. Ma non avevano mai visto una pagina web, né incamerato il meccanismo. D’altronde Badde Suelzu è del tutto isolata, nel senso che non è possibile tecnicamente navigare su Internet, né usare i cellulari. Si può comunicare solo attraverso i telefoni fissi.

 

Badde Suelzu – 4 – I signori di sopra from batisfera on Vimeo.

 

I fantasmi del passato, la retorica della nostalgia e il futuro come rifugio

In molti, però, hanno visto la web serie. Salvatore protagonista della prima puntata si è detto orgoglioso e riconoscente perché si è immedesimato nel ritratto di gran lavoratore, dedito alla campagna. Alcuni hanno anche avanzato delle richieste al regista per le puntate ancora da montare: non musica elettronica come sottofondo, ma qualche canzone sarda della tradizione. Desiderio rimasto tale, ma la curiosità e la soddisfazione del vedersi proiettati nella Rete ha fatto superare ogni aspirazione identitaria. Anzi, gli stessi abitanti hanno difeso la web serie da alcune critiche arrivate soprattutto dai ‘vicini’ degli altri paesi. “Avrebbero preferito veder i campi coltivati, la vita agricola di qualche decennio fa, il via vai della frazione sull’onda della nostalgiaa con un taglio quasi folklorico e tradizionale – spiega Pinna -. Ma sono stati gli stessi abitanti ‘resistenti’ a spiegare che aveva più senso raccontare la loro vita di oggi così com’è”. Perché loro, sentono appunto di essere ‘gli ultimi’. Non credono alle ipotesi alternative di rifugio antistress per manager internazionali, né alle possibili enclave per gli hippy di terza generazione, o per qualche residenza artistica. Non di certo fin quando ci sono loro a presidiare le pietre e i monti che custodiscono la loro vita. “Nell’unica proiezione pubblica che abbiamo fatto a Oristano – rivela Pinna – alcune spettatori hanno buttato lì qualche idea. Ma per ora è, appunto, solo un’idea”.

 

Monia Melis

 

LE FOTO

 

 

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share