Su Amadeus Fresu e Di Bonaventura insieme per il “Laudario di Cortona”

Un jazzista in copertina. È Paolo Fresu con la sua tromba il protagonista del nuovo numero in edicola di Amadeus presentato a Milano. Una sorpresa per i lettori. Amadeus per la prima volta nella sua trentennale storia dedica il cd allegato a un progetto che, abbattendo le barriere tra generi e forme, attraversa i secoli dal 1200 a oggi per parlare il linguaggio della “grande musica”: «Altissima Luce». In esclusiva e in anteprima assoluta per Amadeus, il medievale Laudario di Cortona, codice tra i più antichi della musica occidentale, si colora di sfumature jazz e torna a rivivere nella straordinaria rilettura ispirata dalla tromba di Paolo Fresu e dal bandoneon di Daniele di Bonaventura, strumenti inusuali che si incrociano con il contrabbasso di Marco Bardoscia, la batteria e le percussioni di Michele Rabbia, l’Orchestra da Camera di Perugia e il Gruppo Vocale Armoniosoincanto diretto da Franco Radicchia. Nel corso della conferenza stampa milanese, Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura hanno raccontato i modi e i motivi che hanno condotto alla loro rilettura del Laudario, insieme personalissima e rigorosa e il perché dell’incontro con la redazione di Amadeus. “Il lavoro sul Laudario – racconta Fresu – ci è stato proposto dall’Orchestra da Camera di Perugia e da una commissione congiunta da parte della Sagra Musicale Umbra e di Umbria Jazz. Ma la sfida ci ha subito appassionati, proprio perché il Laudario ci porta a un mondo musicale di estrema semplicità ed essenzialità, dove la melodia è davvero centrale. So che dico qualcosa che sembra fuori dal senso comune, sia jazzistico che classico contemporaneo, ma in questi anni sempre più mi interrogo sulla melodia. Perché con la melodia si va all’essenza, i rapporti sono chiari e necessari, non c’è spazio per trucchi e orpelli”. Daniele di Bonaventura concorda e rilancia: “È straordinario anche scoprire la modernità di questa musica scritta più di mille anni fa. Abbiamo potuto lavorare sul Laudario con grande facilità, reinterpretandolo senza tradirlo. Questa musica così scarna si è adattata a passare dal coro allo strumento solo, all’orchestra barocca al quartetto jazz mantenendo la propria irriducibile personalità e rivelandosi al contempo estremamente duttile”.

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