Al Museo dell’arte del ‘900 di Sassari ‘Altri esotismi. Artisti sardi e Orientalismo’

Un viaggio lungo 100 anni tra palpiti insurrezionali, politica coloniale e pittori viaggiatori, attirati da nient’altro che dal mito di terre vergini e sconosciute, ma soprattutto esotiche. C’è tutto questo nella mostra ‘Altri esotismi. Artisti sardi e Orientalismo’, che sarà inaugurata giovedì 2 marzo 2017, alle ore 18, nella cornice espositiva dell’Ex Convento del Carmelo – Museo dell’arte del Novecento e del Contemporaneo, al civico 11 di viale Umberto I a Sassari: 100 anni raccontati da oltre 100 opere di alcuni dei protagonisti dell’arte sarda tra Ottocento e Novecento. Un viaggio che permette di ripercorrere molta storia nazionale, dall’Unità d’Italia alla disastrosa avventura imperialistica voluta dal Fascismo, sfociata poi nella II Guerra Mondiale. Una ricca documentazione guida il visitatore nel passaggio tra i due secoli: dipinti, sculture, ceramiche, fotografie, documenti, riviste e illustrazioni, costumi di scena per l’opera lirica.

Scrive il presidente della Fondazione di Sardegna, Antonello Cabras: “Un punto di vista fuori dagli schemi consolidati, il coinvolgimento di studiosi di varie parti d’Italia e una scrupolosa ricerca scientifica hanno portato alla luce un percorso tematico inedito”. Un percorso tematico che, introdotto dalla documentazione e dagli scatti fotografici relativi a un’importante figura dell’Italia coloniale, il sassarese Giacomo Agnesa, si sviluppa secondo il filo della storia e la personalità, sempre diversa, dei singoli artisti.

 Giuseppe Biasi - Testa di africano. Olio su compensato, 1930                               cm.93x90                         Firma: G.Biasi Teulada in basso a sx.
Giuseppe Biasi – Testa di africano. Olio su compensato, 1930

La mostra racconta anche una Sardegna che da “meta di viaggio come facile luogo esotico, ora scopre gli esotismi degli altri”: è lo sguardo attraverso un cannocchiale rovesciato, che cerca l’”altrove” lontano dal proprio mondo, che allora già si avviava, lentamente ma inesorabilmente, al cambiamento. Non solo l’opera, fondamentale, di Giuseppe Biasi, in Nord Africa tra 1924 e ’27; ma, prima, Giovanni Marghinotti e il sogno risorgimentale della patria libera e redenta; lo sconosciuto Marius Ledda, pittore cagliaritano cronista di guerra a Tripoli durante gli anni dell’invasione della Libia (1911/13); e ancora la Tripolitania è protagonista con Melkiorre Melis, nei trionfi coloniali di Cesare Cabras, negli scorci assolati di Bengasi fermati da Mario Delitala. Insieme alla pittura il magnifico bestiario di bronzo di Albino Manca, e i raffinati e preziosi costumi di scena del tenore Bernardo De Muro, vere e proprie opere d’arte dovute al genio di Luigi Sapelli, mago del teatro italiano e della grande ‘Casa d’Arte Caramba’.

La mostra sarà aperta al pubblico dal martedì alla domenica (lunedì chiuso), dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20, sino al 15 giugno 2017 / www.fondazionedisardegna.it

 

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