Ai Confini tra Sardegna e jazz: il festival del Sulcis tra pianoforti e migranti

Lo storico festival di Sant’Anna Arresi, Ai Confini tra Sardegna e Jazz, spegne le 33 candeline e sceglie come filo conduttore della manifestazione – tra il primo e il nove settembre – il piano e le “integrazioni sui 7/8”. Almeno nominalmente. I temi che l’associazione “Punta Giara” affronterà non si esauriscono infatti con la musica e l’omaggio al compositore e direttore Butch Morris, amico di lunga data del festival sino alla sua morte. Sono i luoghi, le persone e le vicende che li attraversano ad essere in prima istanza una necessità che Basilio Sulis, patron del festival, illustra insieme al fidato segretario Paolo Sodde.

A colpire subito è la grafica (nella foto) realizzata per l’edizione 2018, il notturno di una città che si affaccia sul mare e le cui composizioni urbane, colossali pianoforti e tastiere luminescenti sotto un cielo di roboanti trombe, animano un paesaggio surreale in cui si diffonde la musica di un concerto appena distinguibile dietro i palazzi. In mezzo all’atmosfera festante, un’altra luce attira lo sguardo: un faro che punta al mare, meraviglioso e insidioso, tra le cui onde scorgiamo delle mani imploranti aiuto prima che il peggio possa compiersi. Le migrazioni, l’integrazione, le commistioni culturali e l’accoglienza sono da lungo tempo elemento costitutivo del festival: “Abbiamo scelto come location per i concerti, oltre alla piazza del Nuraghe di Sant’Anna Arresi,  due luoghi che non vogliono semplicemente portare un concerto in spiaggia, Porto Pino e Is Solinas – spiega Sulis -. Certo, le bellezze naturalistiche sono una risorsa, come lo sono i nostri abitanti, ma è urgente evidenziare che questi due lidi sono la meta più frequente in Sardegna per gli sbarchi e simbolo di una tragedia che si sta consumando nel Mediterraneo e in Occidente”.

Un pensiero condiviso anche dai rappresentanti istituzionali presenti al tavolo della conferenza stampa (nella foto sotto), l’assessore regionale all’Istruzione Giuseppe Dessena, la sindaca di San Giovanni Suergiu Elvira Usai, la vicesindaca di Masainas Ilaria Portas che aggiunge: “È opportuno che i propositi positivi, la bellezza della musica, del territorio e le persone che lo ravvivano, si contrappongano alla violenza delle parole che di questi tempi sta diventando sempre più frequente senza offrire riflessioni o soluzioni”. Anche due anni fa, il festival ha aperto i cancelli ad oltre 70 migranti, per coinvolgerli e far sapere loro di non essere soli. Una sensazione di abbandono che il Sulcis conosce fin troppo bene e cerca di affrontare, con ostinazione e dedizione, attraverso nuove chiavi di lettura per la promozione di un territorio le cui risorse minerarie sono state sfruttate in un’ottica economica ormai esausta e radicalmente mutata. L’auspicio è che la cultura possa imporsi come una nuova forma di economia a cui possano contribuire gli abitanti – specie i più giovani-, l’ambiente, le ricchezze archeologiche e storico-artistiche, come la chiesa romanica di Palmas Vecchio (San Giovanni Suergiu), un altro palco scelto per i consueti concerti di apertura e in cui quest’anno si chiuderà la manifestazione.

 

Il programma. Butch Morris ha segnato un’epoca, ma le sfide del nuovo millennio hanno i loro protagonisti e quest’anno, il maestro Tyshawn Sorey, compositore e polistrumentista (oltre che Professore alla Columbia University) sarà una presenza centrale per questo 2018. Grazie alla collaborazione con l’associazione TiConZero e con il suo direttore Daniele Ledda, il giovane artista radunerà un’orchestra di 18 elementi composta dai musicisti del Conservatorio di Cagliari (per citarne qualcuno Sergio Tifu, Michele Uccheddu, Valter Mascia, John Maida) per il Conduction n.200, il 7 settembre, le cui prove, spalmate su tre giorni, saranno aperte al pubblico all’Auditorium del Conservatorio. L’orchestra si esibirà anche con il progetto Snake Platform in chiusura il 9 settembre sempre in piazza del Nuraghe a Sant’Anna Arresi.

Se il jazz, per Basilio Sulis, è un genere che “l’isola ha scelto per comunicare e raccontarsi fuori dai suoi confini” anche la musica tradizionale non è stata da meno e tra gli omaggi di questo 2018, una parte sarà dedicata al virtuoso delle launeddas Carlo Mariani, anche lui prematuramente scomparso. Un artista che, pur essendo romano, si era innamorato durante un viaggio in Sardegna di questo strumento millenario e identitario, diventandone un cultore e uno sperimentatore. Mariani verrà ricordato con lo spettacolo “The Man of the Long Canes” con un quartetto composto da Sandro Satta al sax, Bruce Ditmas alla batteria, Antonello Salis al piano e fisarmonica e Paolo Damiani al Violoncello. Tra le altri notevoli ospiti il veterano del jazz Hammond B3, Dr Lonnie Smith (a destra); David Murray Quartet; Joe Chambers in piano solo; A Pride of Lions e Sant’Anna Arresi Black Quartet per le produzioni originali. E ancora: ONG “crash” Alexander Hawkins; A-Septic; i cagliaritani The Blacktones; The Young Mothers e molti altri.

Il programma completo su https://www.santannarresijazz.it/programma-2018

Martina Serusi

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