“Vuoi scontare la pena in Sardegna? Pagati il trasferimento”

L’incredibile vicenda dell’ergastolano Mario Trudu, in carcere a Spoleto dal 1979: trasferimento nell’Isola concesso, “ma solo se sborsa 10mila euro”.

In Italia, l’ordinamento penitenziario prevede che un detenuto sconti la pena in una struttura carceraria prossima alla residenza della famiglia. È un diritto sancito dall’ordinamento penitenziario, che però trova scarsa applicazione. E fin qui, purtroppo, si parla di un fatto assodato. Ma il caso dell’ergastolano arzanese Mario Trudu, da oltre dieci anni ‘ospite’ del carcere di Spoleto, ha dell’incredibile: il Ministero della Giustizia avrebbe accordato il trasferimento in Sardegna, ma a patto che il detenuto paghi le spese. Che, secondo fonti ufficiose, si aggirano sui 10mila euro.

La vicenda è stata denunciata da Nadia Bizzotto, responsabile dell’associazione ‘Papa Giovanni XXIII’, che si batte per i diritti dei detenuti. “Già in passato Trudu aveva chiesto di far ritorno in Sardegna – dice Bizzotto – e nei giorni scorsi è arrivata la risposta alla sua ultima istanza: gli si chiedeva di pagare le spese di trasferimento di tasca, malgrado tutti i costi, per legge, siano a carico dello Stato. Trudu ha così scritto una seconda lettera, dai toni forti, e per questo è stato punito con 15 giorni di isolamento, che sta tuttora scontando”. Impossibile avere copia della lettera del Ministero. “É stata recapitata all’Ufficio Matricole del carcere – aggiunge Nadia Bizzotto – e Trudu non l’ha dunque potuta conservare. Gli è stato però fatto firmare un foglio di conferma dell’avvenuta lettura”.

Nella missiva, il costo del trasferimento non era indicato, ma le spese ammonterebbero “a circa 10mila euro, una somma che né Trudu né le due sorelle che lo aspettano in Sardegna, potrebbero pagare”, dice Francesca De Carolis, ex giornalista Rai che ha fatto rimbalzare la notizia in rete, anche lei in stretto contatto con l’ergastolano ogliastrino.

mario_truduA queste condizioni, la Sardegna sembra dunque allontanarsi per il pastore di Arzana (nella foto), in carcere dal 1978. Sullo sfondo della sua vicenda umana, la stagione dei sequestri e una vita di carcere duro. Per effetto del regime di carcere speciale cui è sottoposto, Mario Trudu non può infatti sperare né nella libertà vigilata né in quella condizionale. Nonostante la buona condotta mostrata nei dieci anni trascorsi a Spoleto.

Duro il commento di Pierandrea Setzu, l’avvocato che assiste il detenuto sardo: “Siamo pronti a depositare un esposto presso la Corte europea. Si profila infatti una violazione dei diritti del detenuto, che deve poter tornare in Sardegna a spese dello Stato, come sancito dal principio della territorialità della pena”.

Ma non è detta l’ultima parola. Va, infatti, avanti la battaglia legale di Setzu per riportare Trudu in Sardegna.“A causa dell’inerzia dell’amministrazione penitenziaria, che non ha ancora risposto alla richiesta di trasferimento da me presentata ormai un anno fa, ho inoltrato un reclamo al magistrato di sorveglianza di Spoleto. Attendiamo una risposta. Ad oggi, visti gli ultimi sviluppi, pare che il Ministero voglia sorpassare il giudice, ma si tratta di una mossa tardiva”.

Le precedenti istanze di trasferimento furono bocciate perché, secondo i giudici, c’era il rischio che Trudu entrasse in contatto con i complici con cui ha realizzato il sequestro di Eugenio Gazzotti. “Il delitto per il quale Mario Trudu è stato condannato all’ergastolo – precisa L’avvocato Setzu – non ha infatti avuto luogo in Sardegna, ma nell’Appennino ed i coimputati del condannato non erano sardi. Al contrario, trovandosi recluso a Spoleto, il mio assistito è molto più vicino al luogo del delitto rispetto ad una eventuale detenzione in Sardegna”.

Tempo fa, con una lettera aperta inviata ai giudici e alla stampa, Trudu aveva chiesto di commutare l’ergastolo in pena di morte, suscitando un vivo dibattito nell’opinione pubblica.

Piero Loi

NOTA: Pur interpellati, i vertici del carcere di Spoleto e del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria dell’Umbria hanno preferito non pronunciarsi.

VIDEO – Il servizio del Tg3 sulla lettera aperta di Mario Trudu (dal profilo YouTube di Mita Borghesi)

 

 

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