Violò sigilli a Mal di Ventre, Doddore Meloni condannato anche in appello

La Corte d’Appello di Cagliari ha confermato la condanna a sei mesi di reclusione, per violazione di sigilli inflitta in primo grado dal Tribunale di Oristano, al presidente del movimento indipendentista Meris, Doddore Meloni (nella foto). Sono stati condannati anche Felice Pani, Sergio Saba e Massimo Maxia. Assolto, invece, un altro imputato, Bruno Delussu.

I fatti risalgono ai primi giorni del luglio 2009. Secondo l’accusa, Meloni e i suoi amici indipendentisti avevano violato i sigilli apposti all’isola di Mal di Ventre, davanti alla costa oristanese, dal Corpo Forestale su disposizione della magistratura nell’ambito delle indagini avviate nei suoi confronti dopo la proclamazione nell’estate del 2008 della Repubblica indipendente di Malu Entu. “Questa condanna è l’ennesima dimostrazione dell’assurdo accanimento giudiziario scatenato contro di me per impedirmi di continuare la mia battaglia pacifica per l’indipendenza della Sardegna”, ha dichiarato Meloni subito dopo la pronuncia della sentenza. Tesi sostenuta in sede di arringa anche dal suo difensore Cristina Puddu, che, chiedendo l’assoluzione di Meloni, aveva parlato di “processo politico camuffato da processo ordinario”. A sostegno della richiesta di assoluzione, l’avvocata Puddu aveva ricordato tra le altre cose un verbale di fine giugno del Corpo Forestale nel quale si escludeva la presenza di sigilli a Mal di Ventre, dove del resto ogni giorno arrivavano liberamente decine di turisti.

 

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