Varata la Commissione uranio impoverito, Scanu (Pd) eletto presidente

Non un forum di studio, e neppure l’occasione per l’ennesima denuncia fine a se stessa. Entra in funzione la commissione parlamentare d’inchiesta ‘uranio impoverito’, “con poteri prescrittivi”, in grado cioè di assumere decisioni che ridurranno l’esposizione dei militari e dei civili agli agenti patogeni. A cominciare da quelli in uso nei poligoni di tiro militare. A cominciare dalle basi della Sardegna: “L’isola non può essere il poligono di tiro d’Italia e d’Europa”, spiega il deputato Pd Gian Piero Scanu all’agenzia di stampa Dire. Con tredici voti su sedici votanti, il deputato dem è stato eletto oggi presidente della Commissione. Un voto che sul piano politico fa registrare una nuova convergenza tra Pd e Movimento 5 Stelle e segnala l’attenzione dei parlamentari sardi su un tema, quello delle basi militari, che tocca l’Isola da vicino. In commissione siederanno tra gli altri Roberto Capelli di Centro democratico e Mauro Pili di Unidos, assente tuttavia al voto di oggi.

L’obiettivo dell’inchiesta parlamentare è spiegato in maniera analitica nel titolo. L’inchiesta riguarderà “i casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all’estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all’esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito e della dispersione nell’ambiente di nano-particelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni”.

“Noi indagheremo su tutto il campo di applicazione, ivi compresi i teatri di guerra. Ma è chiaro che uno dei terreni che saranno praticati nell’immediato è il funzionamento dei poligoni di tiro. Il 70 per cento delle servitù militari di tutto il Paese si trova in Sardegna. Indagheremo senza rinunciare a un aspetto propositivo, quasi prescrittivo, verso la riduzione degli ambiti vincolati. È un dato scontato. E vale per le servitù militari come per i siti di addestramento”, spiega Scanu.

Quella che entra in funzione oggi è la terza commissione di inchiesta sull’uranio impoverito. Non c’è il rischio di un fallimento? “Abbiamo davanti due anni e una mole enorme di lavoro. Dobbiamo concentrarci sulla ripartenza contando sulla collaborazione del governo, sia in ambito militare che sanitario. È una condizione, questa, che puo’ fare la differenza rispetto al passato”, aggiunge Scanu. Bisognerà arrivare a un elenco tassativo degli agenti patogeni. E dunque vietati. “Noi vogliamo stabilire una volta per tutte cosa può essere impiegato e cosa no. Vogliamo arrivare a un elenco degli agenti ammissibili a valle di norme che saranno scritte dalla commissione. Bisogna capire poi quante persone sono coinvolte, perché, il numero è ancora indefinito”. La commissione non seguirà una logica risarcitoria, “perché sarebbe quasi offensivo verso chi ha avuto un parente morto o si è gravemente ammalato. Ma ci sono modalità che comportano la parziale attenuazione della sofferenza di chi è malato e dei suoi familiari. Ci guida un solo principio: non è un paese civile quello che ha paura di accertare la verità”. (Dire)

 

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