Servitù militari, la Commissione di Inchiesta: “Nulla sarà come prima”

Decine di testimoni tra militari, medici, lavoratori, amministratori di comuni e Regione, ore e ore di ispezioni e visite nelle principali zone militari in Sardegna, tantissimi documenti e informazioni raccolte: la quarta Commissione di Inchiesta parlamentare sull’uranio impoverito, istituita a dicembre scorso, ha concluso ieri i suoi cinque giorni di visita in Sardegna. Sono state giornate intense, a partire dalla prima trascorso nell’arcipelago della Maddalena dove si trovano la Scuola Sottufficiali della Marina e la base di Santo Stefano e poi i successivi in viaggio tra Quirra, Capo Teulada e Capo Frasca. (Qui il video delle visite).

Ieri, ultimo giorno della missione sarda per i parlamentari guidati dal presidente della Commissione Gian Piero Scanu, tappa a Cagliari: nella sala consiliare del Palazzo Viceregio sono stati ascoltati gli assessori regionali all’Ambiente Donatella Spano e alla Sanità Luigi Arru, e in chiusura il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau e della Giunta Francesco Pigliaru. Ganau e Pigliaru hanno ribadito la ferma volontà di far dismettere i poligoni, con la proposta di conservare solo a Quirra un centro di ricerca tecnologica per la difesa, e restituire così le aree oggi occupate dalle servitù militari ai sardi.

Al termine dei cinque giorni, la Commissione parlamentare ha incontrato i giornalisti: un confronto atteso, considerato che nei giorni scorsi la Difesa aveva negato i pass alla stampa. Impossibile seguire dunque giorno per giorno i lavori dei 19 commissari, il risultato della visita è stato raccontato oggi in un incontro conclusivo.

“Nulla sarà più come prima”. “La valutazione complessiva del nostro lavoro sarà affidata a una relazione con la chiusura della Commissione di inchiesta, prevista tra un anno – ha affermato Gian Piero Scanu, presidente – possiamo però anticipare già che siamo grati a chi ci ha affiancato in questo percorso qui in Sardegna. A cominciare dai trenta consulenti ed esperti che hanno lavorato a titolo gratuito e ci hanno aiutato a calibrare le modalità dell’inchiesta, a studiare i quesiti e gli interlocutori. Abbiamo poi trovato una grande disponibilità da parte delle Forze Armate, disponibilità fino a oggi impensabile. Ad esempio nel 2012, con la precedente Commissione di Inchiesta, quando abbiamo visitato Capo Teulada siamo stati a 4 chilometri dall’istmo, due giorni fa eravamo a un centinaio di metri dall’ingresso”. Scanu ha sottolineato più volte un contatto aperto, consapevole e rispettoso nei confronti dei parlamentari. “È cambiato secondo noi l’atteggiamento dei militari nei nostri confronti: è un segnale importante”. È poi entrato nel dettaglio delle ispezioni: “Abbiamo visitato i poligoni di Quirra, Capo Frasca e Capo Teulada: certo non si possono fare in due, tre ore indagini epidemiologiche o analisi scientifiche, però abbiamo portato con noi un messaggio istituzionale che crediamo forte: il cammino della Sardegna verso l’emancipazione dalle servitù non si può fermare. Nulla sarà più come prima”.

La tutela della salute. Il Presidente ricorda anche la proposta di legge già depositata alla Camera su “Sicurezza sul lavoro e tutela assicurativa contro gli infortuni e le malattie professionali del personale delle Forze Armate”: “Vogliamo essere sicuri che se qualcuno si ammala nelle esercitazioni, nelle missioni, in un poligono o deposito, non venga esaminato dagli stessi organi militari: i controlli sulla salute devono essere affidati a un soggetto terzo, come lo stesso Inail che già si occupa delle cause dei lavoratori civili. La nostra gerarchia è questa: tutela della salute, tutela dell’ambiente e diritto al lavoro. Se il lavoro non garantisce il rispetto di ambiente e salute allora si deve pensare ad altre strade per l’occupazione”. E a proposito di salute il Presidente ha proseguito ricordando gli esami in corso: “Quelli dell’Istituto Superiore di Sanità sono in aggiornamento, ma siamo disponibili ad ascoltare chiunque abbia studi nuovi e finora sconosciuti, considerato che molte analisi esaminate  a oggi hanno dato risultati contrastanti”. Da parte dell’Iss non sono mancate le polemiche: appena pochi mesi fa Loredana Musmeci, dirigente del Dipartimento Ambiente, aveva lamentato la mancata collaborazione da parte dell’assessorato regionale alla Sanità sulla condivisione di dati. Lo studio dell’Istituto, nei primi risultati, non aveva evidenziato ‘situazioni critiche specifiche’.

I pescatori di Capo Frasca. Certo ci sono le malattie e la ricerca di uranio impoverito, ancora oggi tema denso di contraddizioni e poca chiarezza, ma ci sono anche le questioni legate alle attività che ancora oggi si svolgono attorno al poligono. Come la pesca: in questi giorni i pescatori di Capo Frasca hanno messo in piedi una clamorosa protesta a terra e a mare, arrivando anche a bloccare per alcune ore le esercitazioni aree militari. “Abbiamo incontrato i pescatori e solidarizzato con loro. Purtroppo il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Claudio De Vincenti ha dato risposta negativa alla loro richiesta di ridurre il calendario delle esercitazioni”. I lavoratori del mare, che ieri hanno raggiunto il palazzo Viceregio per incontrare la commissione, hanno così annunciato che la protesta continuerà a oltranza.

Le bonifiche. “Consideriamo una beffa quanto accaduto a Capo Teulada, l’area Delta nota anche come ‘penisola interdetta’, con livelli di inquinamento mai appurati con certezza. Le bonifiche non sono più rinviabili e occorre trovare i soldi”. Le prime indagini sull’inquinamento a Capo Teulada sono già state acquisite dalla Commissione, dato che lo scorso 20 luglio il dirigente dell’Arpas Massimo Cappai ha illustrato dati di uno studio preliminare: sul campo si trovano oggetti inesplosi, mortai, missili, cumuli di rifiuti, bombe aeree. 

L’uranio. Ancora poca chiarezza sulla presenza di uranio impoverito nei poligoni. “Ciò che conta è che è obbligatorio riuscire a coniugare la salute e la tutela dell’ambiente con il lavoro”. La Commissione pochi mesi fa ha ascoltato l’attuale ministro alla Difesa Roberta Pinotti, la quale aveva affermato con certezza che “L’Italia non ha mai acquisito né mai ha utilizzo munizioni all’uranio impoverito, né nei teatri di guerra né all’interno dei poligoni”. Affermazione che non smentisce, comunque, che altri militari abbiano usato nei poligoni sardi armi contenenti uranio.

La chiusura dei poligoni. Nessuna certezza riguardo alla chiusura dei poligoni, ma secondo la Commissione occorre ripensare con urgenza la funzione e l’estensione delle aree militari. “Lo scenario geopolitico mondiale è profondamente cambiato, occorre dunque rimettere in discussione tutto il sistema a cominciare dall’estensione delle servitù militari in Sardegna. E nulla dovrà più essere interdetto alla popolazione, non vogliamo che venga perduta neanche una zolla di terra”.

Le conclusioni. “Siamo soddisfatti del lavoro svolto in questi giorni e degli interlocutori che abbiamo incontrato, convinti che gli ostacoli incontrati finora verranno presto rimossi. Ci auguriamo – ha concluso Gian Piero Scanu -che questa inchiesta sia l’ultima e riesca a far approvare una serie di leggi tali da cambiare completamente la situazione in Sardegna. Da oggi bisogna pensare ai posti di lavoro non per inquinare la terra ma per farla vivere”.

Francesca Mulas

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