Tre indipendentisti denunciati per la scritta ‘Sa terra a su populu sardu’

Tre indipendentisti sono stati denunciati dalla polizia per “imbrattamento di cose altrui”, dopo essere stati sorpresi a lasciare una scritta sul muro di recinzione di Surigheddu-Mamuntanas, la tenuta di Alghero proprietà della Regione sul mercato da tempo (anmche se finora non sono stati trovati acquirenti). Sul caso interviene Pier Franco Devìas, segretario di Liberu.

“Liberu – si legge in una nota – esprime piena solidarietà e sostegno ai suoi tre militanti denunciati per l’azione dimostrativa a Surigheddu. L’azione politica dei patrioti Bruno Bellomonte e dei due omonimi Mario Sanna, svolta di proposito in pieno giorno, mirava a riportare l’attenzione pubblica sulla vicenda della tenuta di Surigheddu–Mamuntanas, da anni oggetto del tentativo di privatizzazione da parte della giunta Pigliaru tramite un bando di vendita internazionale. I tre militanti di Liberu – spiega Deviìas – erano intenti a scrivere nel muro di recinzione della tenuta una grande scritta ‘Sa terra a su populu sardu’, quando sono stati fermati da una pattuglia della polizia e successivamente denunciati per un presunto ‘imbrattamento'”.

La nota del segretario prosegue così: “Per noi sardi non di imbrattamento si tratta, ma di un giusto messaggio di allarme lanciato a tutto il popolo, per tenere alta l’attenzione nei confronti di una classe politica colonialista che sta svendendo le nostre terre pubbliche. Noi conosciamo bene la differenza tra ciò che è legale e ciò che è giusto, e sappiamo che molto spesso le due cose non combaciano. Per cui, se la legalità della speculazione si manifesta come ingiustizia alla luce del sole, allora noi pratichiamo la giustizia sarda alla luce del sole, chiamando il popolo sardo a rivendicare il sacrosanto diritto al possesso delle sue terre. Vogliamo che venga bloccato l’iter di vendita dei 1.200 ettari, che fanno gola agli speculatori immobiliari stranieri, e che venga immediatamente avviata una assegnazione temporanea di queste terre fertili alle cooperative di giovani sardi e ai giovani disoccupati”.

Devìas scrive ancora: “Non vogliamo che ancora una volta venga avviata una stagione di speculazione immobiliare, con i potentati stranieri che cementificano la Sardegna per i loro profitti, lasciando ai sardi qualche posto stagionale da lavapiatti: vogliamo che nelle nostre terre i lavoratori sardi coltivino quei prodotti che per l’80% ancora importiamo da fuori e vogliamo che ciò c rei lavoro e ricchezza per il nostro popolo. La nostra azione militante intende chiamare tutti i cittadini sardi alla mobilitazione per difendere strenuamente e con coraggio le proprie risorse, per rivendicare il diritto a lavorare e vivere dignitosamente in Sardegna”.

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