Tossilo e Macchiareddu nel Piano inceneritori del governo. La protesta degli ambientalisti

Inceneritori nuovi di zecca e potenziamento di quelli più vecchi in vista. Ma non solo: tutti gli impianti che portano a combustione i rifiuti saranno inoltre riconosciuti come “insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell’ambiente”. Detto altrimenti, non è possibile escludere forme di gestione militare dei siti che ospitano tali impianti. Altro fatto degno di nota, d’ora in avanti i gestori dei “termovalorizzatori” potranno importare spazzatura dai quattro angoli del territorio italiano.

Le novità arrivano sotto il solleone con il decreto attuativo dell’articolo 35 del d.l Sblocca Italia (convertito in legge a novembre 2014) emanato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi su proposta del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. E riguardano da vicino la Sardegna, visto che il provvedimento include  le operazioni di revamping degli inceneritori della Tossilo Tecnoservice, a Macomer, e Tecnocasic di Capoterra già licenziati dalla giunta Pigliaru.

Giochi già fatti 

Sul decreto del governo si esprimerà la conferenza Stato-regioni il prossimo 9 settembre, ma lo stesso giorno Roma ospiterà la manifestazione del movimento che chiede l’attivazione della strategia “Rifiuti zero”. Insomma, nonostante il caldo estivo, il decreto incontra l’opposizione della cittadinanza attiva. E in Sardegna l’associazione Zero Waste Sardegna lancia una petizione per chiedere al presidente della Regione Francesco Pigliaru di opporsi al decreto del governo.

Pigliaru, affermano gli autori della petizione, aveva infatti inserito la strategia “rifiuti zero” all’interno del programma elettorale, ma un anno dopo ha detto sìè arrivato il sì agli interventi di ampliamento dei due inceneritori isolani, con uno stanziamento complessivo che si aggira intorno ai 90 milioni di euro. Insomma, tra la Regione e il Governo pare non esserci alcuna sostanziale distanza sulla questione inceneritori.

L’Europa è di un’altra idea

“Il cambio di rotta ce lo chiede l’Europa – precisa la presidente di Zero Waste Sardegna, Franca Battelli, – che indica l’incenerimento come la quarta scelta in fatto di trattamento dei rifiuti, dopo la riduzione della produzione degli stessi, il riutilizzo post-consumo e il riciclo”. La combustione dei rifiuti risulta, dunque, preferibile solo al conferimento in discarica.

Ma la giunta ha già scelto l’incenerimento come asse portante della propria politica di gestione del ciclo dei rifiuti. “Incenerire è meglio che conferire in discarica” è il motto dell’esecutivo.“Anche perché in questo modo si recupera energia”, ha spiegato a più riprese l’assessore all’Ambiente Donatella Spano.

Di certo i quantitativi di scorie, affatto trascurabili, che residuano dall’incenerimento prendono proprio la strada delle discariche. “Le scorie rappresentano in media il 22,5 % del materiale incenerito, ma si tratta con ogni probabilità di un dato sottostimato”, spiega l’associazione Isde – Medici per l’ambiente in un recente position paper. “I dati diffusi da Arpa Sardegna parlano di una percentuale addirittura superiore nell’isola”, sostiene Battelli. E aggiunge: “A fronte di 134.000 tonnellate di rifiuti incenerite nel 2013, sono state prodotte 52.400 tonnellate di ceneri e scorie”.

Per di più, nonostante il revamping dei due inceneritori isolani, non mancano i progetti per la realizzazione di nuove megadiscariche. Come accade a Villacidro, dove potrebbe sorgere una discarica della capienza di 1.350.000 metri cubi di rifiuti, un volume tale da renderla una delle più grandi d’Italia.

Oltre al grave impatto su ambiente e salute, il documento dei Medici per l’ambiente mette in evidenza anche la scarsa efficienza energetica di questi impianti, ritenuti “veri e propri dissipatori più che termovalorizzatori”. Un esempio su tutti è dato proprio dall’inceneritore della piana di Tossilo, dove il gestore ‘Tossilo Tecnoservie compra circa 4,3 Gwh – di energia elettrica dal fornitore Gala s.p.a a fronte dei 3,7 prodotti. Se in passato, grazie alle tariffe incentivanti, il saldo dell’operazione era in positivo, oggi, venuti meno gli incentivi,non è più così.

“Se si incoraggiasse il riutilizzo, la raccola differenziata e il riciclo, e ci si dotasse delle tecnologie che evitano la combustione dei rifiuti, potremmo dire addio agli inceneritori. E alle discariche, visto che appena l’8% dei rifiuti non troverebbe un nuovo impiego”, continua Battelli.

C’è, inoltre, il rischio che gli inceneritori brucino nuove opportunità di lavoro, oltre all’immondizia. La Commissione Europea ha, infatti, sostenuto che un diverso sistema di gestione del ciclo dei rifiuti potrebbe creare 580.000 nuovi posti di lavoro in Europa.

100.000 tonnellate di rifiuti in meno negli ultimi 4 anni

Per quanto riguarda la Sardegna, i dati diffusi da Ispra parlano di 100.000 tonnellate di rifiuti in meno negli ultimi quattro anni e di una raccolta differenziata pari al 51%. Ma molto potrebbe essere fatto per innalzare gli attuali livelli di raccolta differenziata, se solo Cagliari ( il capoluogo è fanalino di coda nella classifica sarda della raccolta differenziata e al primo posto in Italia per la Tari più alta) riuscisse finalmente a dotarsi di un servizio per la raccolta porta a porta.

Più in generale c’è da domandarsi come un rinnovato e potenziato parco inceneritori possa convivere con la tendenziale crescita della raccolta differenziata – obiettivo che la giunta dice di voler perseguire -, visto che questa sottrae agli impianti grosse quote di rifiuti. Il punto, infatti, è che i gestori di questi impianti necessitano di una fonte continua di rifiuti per alimentarli e pareggiare le spese. E c’è anche da chiedersi come sia possibile coniugare il sistema delle premialità sulla tariffa di conferimento corrisposte ai comuni virtuosi con i costi fissi degli inceneritori, la cui copertura verrebbe meno con il progredire della raccolta differenziata. Il rischio insomma, è che il sistema delle tariffe possa reggersi solo grazie alla brevi manu del pubblico. Ovvero alle tasche dei cittadini.

Piero Loi

 

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