Suicidio Igor Diana, la Polizia Penitenziaria: “In 20 anni sventati 19mila tentativi”

“Questo nuovo drammatico suicidio di un altro detenuto evidenzia come i problemi sociali e umani permangono nei penitenziari, lasciando isolato il personale di Polizia penitenziaria, che purtroppo non ha potuto impedire il grave evento, a gestire queste situazioni di emergenza. Il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri”, lo ha dichiarato il segretario generale del sindacato autonomo Polizia penitenziaria Sappe, Donato Capece, all’indomani del suicidio, nel carcere di Cagliari-Uta, di un detenuto di 28 anni, di origini russe, da sette mesi in cella per avere ucciso nel maggio scorso i genitori adottivi.

“Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto – ha sottolineato Capece – rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. Per queste ragioni un programma di prevenzione del suicidio e l’organizzazione di un servizio d’intervento efficace sono misure utili non solo per i detenuti ma anche per l’intero istituto dove questi vengono implementati. E’ proprio in questo contesto che viene affrontato il problema della prevenzione del suicidio nel nostro Paese. Ma ciò non impedisce, purtroppo, che vi siano ristretti che scelgano liberamente di togliersi la vita durante la detenzione. Negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 19mila tentati suicidi ed impedito che quasi 145mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”.

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