Stoccaggio scorie, c’è la lista (secretata) dei siti idonei

Sogin (Società gestione impianti nucleari) ha consegnato oggi ad Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, la proposta di Carta delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) ad ospitare il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi e Parco tecnologico. L’Ispra ha ora due mesi di tempo per verificare la corretta applicazione dei criteri da parte di Sogin e validare la Carta. Al termine, è previsto che entro un mese il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell’Ambiente comunichino il nulla osta affinché Sogin pubblichi la Carta. Lo si legge sul sito della Sogin. Il documento è dunque secretato fino a quella data. Ma più volte politici e associazioni ambientaliste hanno paventato il rischio che la Sardegna possa essere uno dei luoghi “privilegiati” per lo stoccaggio delle scorie. L’ultima denuncia in ordine di tempo è arrivata dai vertici del Wwf sardo.

La consegna, si legge sul sito di Sogin (la società di Stato responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi) è avvenuta rispettando i tempi (previsti dal D.Lgs. 31/2010), ossia entro 7 mesi dalla pubblicazione della Guida Tecnica n.29 di Ispra, avvenuta il 4 giugno 2014, con i ‘Criteri di localizzazione’.

La pubblicazione della Carta e quella contestuale del Progetto Preliminare, spiega la Sogin, “apriranno una fase di consultazione pubblica e di condivisione, che culminerà in un Seminario Nazionale, dove saranno invitati a partecipare tutti i soggetti coinvolti ed interessati”.

Il Deposito Nazionale – un’infrastruttura ambientale di superficie dove mettere in totale sicurezza i rifiuti radioattivi – consentirà la sistemazione definitiva di circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività. La sua realizzazione consentirà di completare il decommissioning degli impianti nucleari italiani e di gestire tutti i rifiuti radioattivi, compresi quelli provenienti dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.

Insieme al Deposito Nazionale sarà realizzato il Parco Tecnologico: un centro di ricerca, aperto a collaborazioni internazionali, dove svolgere attività nel campo del decommissioning, della gestione dei rifiuti radioattivi e dello sviluppo sostenibile in accordo con il territorio interessato.

La collaborazione con enti di ricerca, università e operatori industriali, sia nazionali che esteri, permetterà al Parco Tecnologico di integrarsi con il sistema economico e di ricerca e di contribuire ad uno sviluppo sostenibile del territorio che lo vorrà ospitare.

Dei circa 90 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, ricorda Sogin, il 60% deriverà dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari, mentre il restante 40% dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca, che continueranno a generare rifiuti anche in futuro.

Il trasferimento dei rifiuti radioattivi in un’unica struttura garantirà – assicura Sogin – sia la totale sicurezza per i cittadini e l’ambiente sia il rispetto delle direttive europee, allineando l’Italia ai Paesi che da tempo hanno in esercizio sul loro territorio depositi analoghi.

 

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