Sorgono, il primario all’assessore: “Ecco perché l’ospedale va potenziato”

La riforma degli ospedali sardi non persuade  diversi operatori del settore, timorosi che con la riorganizzazione della rete ospedaliera, prevista dalla nuova delibera pubblicata a fine luglio, si giunga alla chiusura di diversi servizi o di alcuni reparti, in particolare nei piccoli ospedali.
Uno di questi è l’ospedale San Camillo di Sorgono. Due reparti, uno di chirurgia e l’altro di medicina generale, un pronto soccorso e un servizio di laboratorio analisi.
Unico ospedale presente nel territorio montano del Gennargentu, risponde ad un’utenza vasta che va ben oltre la Barbagia del Mandrolisai. Ma per il piccolo ospedale montano ritorna saltuariamente la paura che dietro la parola “riorganizzazione” si nasconda nei fatti la chiusura di parte delle strutture, in attesa di una teorica riconversione.

La delibera voluta dall’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru  definisce il San Camillo ospedale di “zona disagiata”, riconoscendo quindi al territorio delle difficoltà oggettive. Negli spostamenti innanzitutto, data la viabilità tortuosa delle montagne, nella rigidità degli inverni con gelo e neve per diversi periodi dell’anno, nelle lunghe distanze di percorrenza dai grandi ospedali come Nuoro e Cagliari e infine sulla tipologia dell’utenza che a causa del crescente spopolamento delle zone interne si fa sempre più anziana, e quindi anche impossibilitata a muoversi con facilità. Ma nonostante questo “riconoscimento” la riorganizzazione parrebbe contradditoria, ambigua e imprecisa.
Questa è perlomeno la lettura che della delibera viene fatta da uno degli operatori del San Camillo, il dottor Marcello Simbula.
Chirurgo di lunga data, di origini sulcitane, si lavora al San Camillo da circa vent’anni e da quasi dieci anni ricopre il ruolo di primario del reparto di Chirurgia generale.

Dottor Simbula, il San Camillo chiuderà i battenti?
No, io spero e credo proprio di no. Ma visto quello che è accaduto negli ultimi vent’anni, è chiaro che la paura ci sia.

Ma lo prevede la nuova delibera di riorganizzazione dell’assessore Luigi Arru?
No, nella delibera non si parla assolutamente di chiusura, ma di una riorganizzazione o meglio di un ridimensionamento dei servizi del nostro ospedale che a noi fa presagire e temere una futura chiusura.

Cosa intende con “ridimensionamento”?
Da ciò che si evince dalla delibera, gli unici due reparti, sopravvissuti ai tagli degli ultimi vent’anni, verranno accorpati e trasformati in un unico servizio di day surgery e week surgery. Annullando in teoria il servizio cosidetto ordinario.

Cosa vuol dire day surgery e week surgery?
Sono modalità di ricovero programmate. I pazienti, previa diagnosi e programmazione anticipata, potranno essere ospitati o solo un unico giorno, oppure da 2 ad un massimo di 5 giorni. Dal venerdì sera alla domenica notte i reparti chiudono per riaprire di lunedì.

E se capita un urgenza per esempio una semplice appendicite o un trauma da banale caduta che si fa?
Da ciò che abbiamo capito della delibera, non possiamo intervenire, perchè parrebbe che il servizio di pronto soccorso non esisterebbe più.

Verranno tagliati i posti letto?
Sì, ci sarà anche un taglio dei posti letto.

E questo cosa comporta?
Non lo sappiamo, non è chiaro neanche questo. Perchè dal documento non si capisce quale status reale assumerà il nostro ospedale.

Si parla anche di elisoccorso, questo aiuterebbe gli svantaggi oggettivi?
L’elisoccorso aiuta relativamente. Tenendo conto che in Sardegna gli elicotteri non possono viaggiare al buio, le emergenze notturne non avrebbero risposta. Oltrettutto d’inverno il buio arriva alle quattro del pomeriggio, perciò sarebbe utile in teoria per sei ore al giorno dalle 8 alle 14, perchè l’elicottero deve avere il tempo di ritornare sempre con la luce. Insomma l’elisoccorso è utile ma in casi molto limitati.

L’utenza che ricorre al San Camillo è limitata al Mandrolisai?
Assolutamente no. Oltre i 13 comuni della Comunità montana, che conta circa 15.000 abitanti, i pazienti arrivano da Samugheo, Ardauli, Nughedu Santa Vittoria, Neoneli. Sull’altro versante montano arrivano da Ovodda sino a Gavoi che come sappiamo è molto vicino a Nuoro. Inoltre grazie ad un passa parola molto importante e quindi positivo arrivano diversi pazienti da Siniscola, Dorgali e altri paesi del nuorese molto distanti. Sì, possiamo affermare che la nostra professionalità ma anche la nostra accoglienza e cura dei pazienti sono apprezzate.

Cosa chiederebbe all’assessore?
Data la definizione di “ospedale in zona svantaggiata” che viene riportato nel documento, chiedo un potenziamento delle nostre risorse complessive. Risorse che comportano dei costi minimi. Abbiamo bisogno di una tac, strumento indispensabile per operare con sicurezza e tranquillità. E due medici in più. Uno per il reparto di chirurgia e uno per il reparto di medicina. Con queste semplici risorse in più avremo già una condizione lavorativa migliore e potremo assicurare ai nostri pazienti una maggiore professionalità. Ci permetterebbe inoltre di gestire al meglio il pronto soccorso che richiede più di 50 ore settimanali.

Ritiene che possano aprirsi spazi per queste vostre richieste?

La delibera pubblicata dalla Giunta è una delibera aperta. Sono stati stabiliti 60 giorni dalla sua pubblicazione, avvenuta il 28 di luglio, per confrontarsi e dialogare tra operatori, cittadini e istituzioni. Noi operatori dell’ospedale vogliamo cogliere questa opportunità di confronto innanzitutto per chiarire alcuni punti ambigui e talvolta contradditori presenti nel documento. Inoltre vogliamo far presente all’assessore che l’ospedale così com’è non offre servizi a sufficienza. Confidiamo quindi che, data l’apertura al dialogo che l’assessore ha istituzionalizzato, le nostre richieste abbiano tutte un riscontro positivo.

Ornella Demuru

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