Scommesse clandestine, ricercato un cagliaritano. Sequestrati 8 esercizi

Scommesse clandestine su sport, corse di cani, ma anche poker e casinò on line. Una fitta rete agenti commerciali e punti di raccolta distribuiti su tutto il territorio nazionale, ma anche siti internet e piattaforme che riuscivano a movimentare anche dieci milioni di euro al mese. Un fiume di denaro, che secondo la polizia postale di Catania, sarebbe in parte “passato tra le mani” anche di Giovanni Arba, 25 anni, di Cagliari, attualmente ricercato dalla polizia. Il suo nome, infatti, compare tra i 13 destinatari delle ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari emesse dal Gip del Tribunale di Catania Rosalba Recupido, su richiesta del procuratore Michelangelo Patanè e dei sostituti Andrea Bonomo e Alfio Fragalà, eseguite dalla polizia postale e dalle squadre mobili in 19 città, nell’ambito dell’operazione denominata “Master Bet”, che ha smantellato una vasta rete di scommesse clandestine.

Il cagliaritano, che era impiegato in un centro scommesse, deve rispondere come gli altri a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata all’organizzazione e alla raccolta illegale di gioco d’azzardo on line in Italia e all’estero. Ben 46 gli esercizi commerciali, ritenuti dagli investigatori, centri scommesse clandestine, sequestrati. Otto degli esercizi sono nel Cagliaritano e sarebbero riconducibili ad Arba. Complessivamente sono 107 gli indagati – tra cui 10 sardi – oltre ai 13 destinatari delle misure restrittive, per altri 46 è scattato il sequestro degli esercizi commerciali, mentre ad altri 48 sono stati notificati gli avvisi di garanzia. Le indagini della polizia postale di Catania sono partite dall’individuazione nel 2015 di sette siti web di scommesse on line senza autorizzazione dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, con piattaforme di gioco a Malta.

Nel corso delle indagini, infatti, sono emersi contatti di alcuni indagati anche con un ex ispettore della polizia maltese che si occupava di criminalità economica, di recente arrestato in un’altra indagine. L’attività investigativa è poi proseguita con monitoraggi, intercettazioni telefoniche e telematiche, pedinamenti ed appostamenti che hanno consentito di ricostruire la ragnatela di collegamenti tra i vari indagati e come avvenivano le scommesse on line. Promotori e organizzatori delle scommesse clandestine, tutti raggiunti dalle misura cautelare ai domiciliari, facevano parte di due gruppi. Il primo era composto da Francesco Airò, di 37 anni, di Agrigento, attualmente irreperibile, imprenditore titolare di società a Malta, di recente arrestato per associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di scommesse insieme ad esponenti di organizzazioni mafiose camorristiche del Salernitano; Antonino e Gabriele Impellizzeri, padre e figlio, rispettivamente di 60 e 30 anni, di Catania; Vincenzo Provenza, di 38, di Palermo; Michele Vigiano, di 57, di Foggia. Mentre il secondo era composto da Riccardo Tamiro, di 43, di Roma, Antonino Riccardi, 46 anni, di Napoli; Ivan Scalesi, di 27, e Giuseppe Cicalese, di 24, entrambi di Salerno; Ignazio Casapinta, di 37, di Palermo, Gaetano Terrana, di 45, di Palermo, Marcoantonio Patti, 30 anni di Catania e il cagliaritano Arba.

Secondo gli investigatori l’attività illecita avveniva seguendo uno schema piramidale. Al vertice c’erano le varie piattaforme on line. Le società che avevano sede a Malta, o con soci locali, una volta ottenuta la licenza per il gioco a distanza affittavano la struttura a terze persone. Il secondo gradino della piramide era infatti occupato dagli affittuari che pagando una quota fissa acquistavano le concessioni per effettuare la raccolta di scommesse on line mediante l’utilizzo di siti internet denominati “skin”. Al terzo posto c’erano proprio i siti che si occupavano della raccolta telematica delle scommesse. Sul gradino successivo c’erano i cosiddetti “master” – al cagliaritano viene attribuito proprio questo ruolo – che si occupavano direttamente o avvalendosi della collaborazione di agenti o esercizi commerciali della raccolta delle scommesse clandestine che venivano poi rigirate agli agenti dei vari siti internet. L’attività dei master, secondo quanto accertato dagli investigatori, veniva retribuita in base a una provvigione concordata con i titolari dei siti. Ruolo importante nell’associazione era assegnato a quelli che sono stati definiti “agenti commerciali”, ma che di fatto erano esercizi in cui potevano essere riscosse fisicamente le scommesse o anche quelle on line. Il denaro incassato con le scommesse clandestine, secondo quanto emerso dalle indagini, veniva poi investito nuovamente in rete in modo da “polverizzarlo” per rendere difficili le eventuali indagini finanziarie. Un giro d’affari che mensilmente poteva muovere anche 10 milioni di euro. La conferma arriva da una delle intercettazioni telefoniche che oggi hanno portato agli arresti: “….ascolta …..a oggi battiamo dieci milioni…. Abbiamo 12.000 agenzie ….non è che abbiamo un’agenzia solamente…. Non è il problema per noi i 100 euro….noi facciamo … anche 100.000 euro di bonifici al giorno….”.

Manuel Scordo

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