Siccità, si allenta la morsa nei bacini. Sulcis sempre a secco

Meglio di un mese fa ma peggio rispetto allo stesso periodo del 2017. È la situazione degli invasi artificiali in Sardegna che emerge dalle ultime rilevazioni dell’Agenzia del distretto idrografico. La pioggia delle ultime settimane ha fatto salire il livello delle dighe, ma ancora troppo presto per poter dire che l’emergenza è alle spalle. Nel giro di due mesi, comunque, gli invasi dell’Isola hanno recuperato circa 153 milioni di metri cubi d’acqua: secondo il servizio che si occupa della gestione della siccità, al 28 febbraio il volume totale dei serbatoi artificiali è infatti di 948,22 milioni di metri cubi, pari al 53% di quanto consentito, contro il dato precedente di 795 milioni. C’è più acqua, insomma, rispetto a 30 giorni prima (47,1%), molta meno se si considerano i dodici mesi del 2017 (83,1%).

Sono almeno tre i casi per i quali il distretto idrografico parla di livello di emergenza. E sono tutti concentrati nel Sulcis: l’invaso Monte Pramu del Basso Sulcis con 10,59 di milioni di metri cubi (il 21,4% di quanto autorizzato) e i due bacini dell’Alto Cixerri, Punta Gennarta e Medau Zirimilis, con un volume di appena 1,50 milioni di metri cubi (8,2%). Migliora, invece la situazione della diga di Maccheronis, a Posada, dopo che con una delibera di Giunta sono stati bloccati i rilasci di acqua a mare per acquistare altri 5 milioni di metri cubi d’acqua. E infatti, al 28 febbraio il volume dell’invaso risulta di 18,8 milioni (l’85,6% rispetto al valore consentito), ben 10 milioni di metri cubi in più rispetto al 31 gennaio scorso e 5 in più rispetto al 28 febbraio 2017. I prossimi giorni, quando sono attese altre precipitazioni, saranno decisivi. Entro la fine del mese dovrà essere definito un primo piano per la stagione irrigua. Solo in quel momento si capirà se ci sarà bisogno di un programma di restrizioni – che in alcune località sono sempre in vigore – oppure no.

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