Siccità: l’emergenza è finita. Grazie alle piogge invasi pieni al 75%

Scongiurata, almeno per ora, l’emergenza siccità in Sardegna. Le piogge delle settimane scorse hanno nuovamente dato respiro agli invasi che hanno fatto registrare oltre 330 milioni metri cubi in più rispetto a fine gennaio, riempiendo i bacini al 74,9% alla data del 28 febbraio con un volume invasato complessivo pari a 1347,89 mln di mc invece dei 1017,25 mln di mc (pari al 56,5%) registrato al 31 gennaio). Nel 2014 la situazione era ancora migliore con 1636,23 milioni di metri cubi disponibili negli invasi e una capacità del 90,1%. Sospiro di sollievo, dunque, per la stagione irrigua 2015, al via tra aprile e maggio, anche se permangono – come fanno sapere dall’Autorità di Bacino – alcune criticità notevolmente dimensionate a Pattada (Monte Lerno), nel Sassarese, con il 55,1% della risorsa idrica disponibile (40,3% a fine gennaio) e nella piana tra Ozieri e Chilivani dove l’irrigazione potrebbe subire alcune lievi limitazioni. Stessa situazione in Gallura sul Liscia con 57,7% invasato rispetto al 54,5% di fine gennaio. Monitoraggio attento anche sul sistema del Flumendosa che serve una fetta importante della popolazione e dei campi del Sud Sardegna: attualmente la capacità invasata supera il 72% (era di poco superiore al 60% a fine gennaio), ma lo scorso anno si sfiorava il 90%. Nel dettaglio, secondo i dati dell’Autorità di Bacino, il sistema del Sulcis Iglesiente può contare su 74,8 mln di metri cubi con una capacità pari al 99,1% (58,6% al 31 gennaio scorso); il sistema del Tirso su 399,9 mln di mc pari all’85,9% (65,5% a gennaio); quello del Coghinas-Mannu-Tirso su 259,9 mln di mc pari al 69,1% (42,7% nella precedente rilevazione); il Liscia su 60 mln di mc pari al 57,7% (54,5%); il Posada-Cedrino su 22,6 mln di mc pari al 55,1% (21,6%); il sistema Sud Orientale su 43,4 mln di mc pari a 70,7% (56,7%); il sistema del Flumendosa-Campidano-Cixerri su 487 mln di metri cubi pari al 72% (60,1% a gennaio).

I geologi: “Molta acqua nell’Isola ma è poco valorizzata”. Molta acqua in Sardegna. Ma poco valorizzata. È il messaggio che l’ordine dei geologi lancerà domani nel corso del convegno organizzato a Cagliari, al dipartimento di Scienze geologiche, sulla “Valutazione e vulnerabilità delle risorse idriche sotterranee”. Il concetto è chiaro. L’acqua c’è ma non si vede: in alcune zone dell’Isola sono presenti grandi quantità di risorse idrogeologiche. “Se a livello nazionale le acque sotterranee costituiscono la principale risorsa per l’uso potabile, in Sardegna – sottolinea Davide Boneddu, presidente dei geologi sardi – la situazione è invertita essendo circa l’80% delle risorse idriche per usi civici garantita dalle acque superficiali immagazzinate nei bacini artificiali. Il sistema di approvvigionamento, costituito appunto da 57 bacini artificiali, potrebbe essere supportato in modo più incisivo con il contributo delle acque sotterranee”. Giorgio Ghiglieri, docente di idrogeologia a Cagliari, ribadisce il concetto. “Il quadro generale relativo alle conoscenze sulle acque sotterranee – dice l’esperto – è ancora oggi non esaustivo, con gravi carenze di informazioni relative alle caratteristiche idrogeologiche, alla geometria ed alle potenzialità degli acquiferi ed all’entità dei prelievi”. Francesco Murgia, geologo funzionario della Provincia di Nuoro, cita il caso emblematico di Fruncu ‘e Oche, a Siniscola. “Nel 2011 – racconta – sul totale di quasi 19 milioni di metri cubi transitati in sorgente solamente il 20% circa è stato utilizzato per gli scopi idropotabili mente circa l’80% è stato scaricato direttamente a mare”. “Questa mancanza di conoscenza comporta una sotto utilizzazione, da parte del gestore del servizio idrico, delle ottime acque sorgive sarde a tutto svantaggio – sottolinea Murgia – dell’utenza che, come dimostrano le emergenze idriche di Baronia e Nuorese di questi ultimi giorni, è costretta a subire le sempre più frequenti restrizioni nell’erogazione del servizio a causa del prevalente utilizzo delle acque provenienti dai bacini di accumulo superficiale, troppo spesso fuori norma nei parametri essenziali di potabilità”.

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