I due fratelli e la madre del sassarese che il 19 dicembre del 2012 si suicidò dopo aver lasciato la comunità protetta “I Mandorli” di Rizzeddu, nell’ex manicomio di Sassari, dove si trovava in regime di trattamento sanitario obbligatorio con una diagnosi di “schizofrenia paranoide ad andamento cronico” si sono costituiti parte civile . Del suo decesso sono accusati dalla Procura di Sassari Mauro Meloni, 45 anni, coordinatore della struttura, Martino Brandano, 63 anni, psichiatra del Centro di salute mentale di Alghero, e Isabella Nadia Satta, 38 anni, referente psichiatrica della comunità.
Per loro il pm Carlo Scalas ha chiesto il rinvio a giudizio. Oggi il gup Michele Contini ha rinviato la discussione al 28 febbraio. I parenti del defunto sono rappresentati dagli avvocati Claudio Mastandrea, Salvatore Dettori e Gianni Censori, mentre i tre accusati sono difesi dai legali Pietro Diaz, Luigi Esposito e Rita Vallebella Lendaro. Per la Procura, quel paziente non doveva essere lasciato da solo, bisognava impedirgli di allontanarsi dalla comunità, raggiungere il ponte di Rosello e togliersi la vita. Secondo il pm, i tre avrebbero dovuto capire la gravità della situazione, invece avrebbero “omesso di apprestare le specifiche cautele necessarie per la protezione del paziente e dirette a evitare che la malattia degenerasse in atti autolesionistici”, come recita testualmente la richiesta di rinvio a giudizio.