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Servitù militari, a Firenze c’è “Un passo di pace”: proposte per la Sardegna

A Firenze oggi si parla di Sardegna, anzi del “caso Sardegna“. Durante l’incontro “Un Passo di Pace” si avanzano proposte tematiche. O meglio “passi di pace” avanzati dalla società civile. Molto sono richieste che circolano da tempo come le bonifiche e o le inchieste sugli effetti delle sperimentazioni nelle basi militari. Ecco quindi le proposte: cessate il fuoco immediato in tutti i poligoni; smantellamento delle basi militari in Sardegna; bonifca da parte dello Stato dei territori; avvio di una inchiesta approfondita sulle conseguenze degli insediamenti sulla salute pubblica; prosecuzione delle azioni giudiziarie per la ricerca della verità e il raggiungimento della giustizia e investimenti sulle politiche di Pace da parte delle istituzioni locali.

Gli organizzatori – in una nota – ricostruiscono lo scenario nazionale e in particolare quello del “caso Sardegna”. Ricordano i numeri: “In Italia  – si legge – la superficie totale di queste aree è di 40 mila ettari, il cui 60% è allocata in un’unica regione, che ricopre l’8% della superficie dell’Italia. Questa regione è la Sardegna. A questi 24 mila ettari si devono aggiungere le servitù militari che si concretizzano in occasione delle periodiche esercitazioni. Queste vietano o limitano la navigazione durante le prove a fuoco, area vasta quasi 3 milioni di ettari, estensione maggiore dell’intera Sardegna! Lo spazio aereo delle servitù è invece praticamente indefnibile, restando sulla e intorno alla Sardegna solo dei corridoi liberi per le linee commerciali civili”.

Si ripercorre la storia degli insediamenti negli anni ’50 fino allo scenario odierno. “Negli ultimi mesi l’emersione mediatica di numerosi teatri di crisi internazionali (Siria, Iraq, Libia, Ucraina, Congo), unitamente all’escalation militare ai danni della striscia di Gaza, ha innescato nell’opinione pubblica della società una maggiore attenzione alla mai sopita mal sopportazione di una presenza militare così sproporzionata sull’Isola. La notizia che l’esercito israeliano avrebbe cominciato delle proprie esercitazioni nel mese di settembre è apparsa a tutti una provocazione, prima ancora che una consuetudine di molti anni”.

Ecco quindi “Una vera e propria road map di incontri e iniziative a cui partecipavano i movimenti indipendentisti, pacifisti, ambientalisti, dei beni comuni: un’affollatissima assemblea a fine agosto a Cagliari; il 13 settembre, con una manifestazione di fronte al poligono di Capo Frasca; un presidio all’udienza del Tribunale di Lanusei nel quale, per la prima volta nel nostro Paese, si processeranno dei generali per il dissesto ecologico provocato nel poligono di Quirra; il 26 ottobre con la Marcia Sarda per la Pace, organizzata dalla Tavola Sarda della Pace e giunta ormai alla sua tredicesima edizione”. A cui si affiancano le azioni delle istituzioni che “non hanno potuto far finta di niente”. Il riferimento va al presidente della Regione Francesco Pigliaru non aveva firmato il documento finale al termine della Conferenza nazionale sulle servitù militari convocata dal Governo. E la richiesta, ormai nota, di una graduale riduzione delle aree sotto il controllo militare.

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