Servitù militari, Aramu (Comipa): “Scippo di Stato sulle indennità”

Più poligoni, meno stipendi. Ma non solo. Il nuovo decreto sulle indennità che il governo corrisponderà alle regioni oberate dai vincoli militari per il quinquennio 2010-2014 rivela anche che la Sardegna ha perso una quota del 10% sullo stanziamento del fondo statale, passando al 58% dal 68% che le era stato attribuito per il periodo 2005-2009.  Tutte le altre regioni (Friuli-Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Sicilia) hanno visto invece aumentare le proprie percentuali.”Visto che i parametri del conteggio non sono cambiati e non mi risulta che le attività militari si siano intensificate in regioni come la Sicilia o la Valle d’Aosta, le nuove percentuali sono incomprensibili”, attacca lo storico membro del Comitato misto paritetico che si occupa delle installazioni militari nell’Isola (Comipa) Gianni Aramu. E non sembrerebbe essere solo una questione di percentuali. Aramu, infatti, spiega che “i denari destinati dalla Sardegna potrebbero passare dai 15 milioni erogati nel 2012 (sulla scorta di quanto deciso nel 2010) ai 12 milioni di oggi. A rivelarlo sono stati gli stessi militari durante l’ultima riunione del Comitato”.

Se la notizia venisse confermata, si tratterebbe di un vero e proprio smacco per l’Isola e per la classe dirigente sarda: per quanto questa manciata di milioni abbia il sapore del classico contentino, è del tutto chiaro che qui è in bilico il rapporto di lealtà tra le  istituzioni dello Stato. Insomma, in Sardegna il territorio sacrificato alle attività militari non diminuisce di un centimetro quadrato, mentre la somma da destinare all’Isola come compensazione potrebbe alleggerirsi di tre milioni di euro.

Va precisato che il decreto pubblicato di recente sulla Gazzetta Ufficiale non riporta le cifre delle indennità da destinare alle diverse regioni, ma si limita a fissare le percentuali attraverso cui il fondo dovrà essere ripartito sulla base dei dati forniti dagli Stati maggiori delle forze armate. Ed è proprio qui che emergono alcune novità rispetto al 2010. Infatti, nel quinquennio 2010-2014 a cui si riferisce il decreto, le aree e le attività militari tendono ad aumentare in Sardegna. Ecco qualche esempio: l’utilizzazione dei poligoni di tiro (calcolata sulla base degli ettari e dei giorni di utilizzo) è passata da  2.540.480 (quinquennio 2005-2009) ai 3.830.000 del periodo 2010-2014. In aumento anche le superfici dei poligoni di tiro (da 21.263 ettari ai 21.555.000 di oggi). Stando sempre ai dati forniti dai vertici delle forze armate, diminuiscono, invece, le aree di sgombero ed interdizione, una delle voci più importanti per la determinazione delle indennità. Nonostante le ordinanze che limitano la navigazione o lo spazio aereo sull’Isola fiocchino a settimane alterne durante il periodo delle esercitazioni.

Il dato generale è comunque quello che vede la Sardegna pagare un tributo sempre più alto alle stellette. Ma, allora, cosa determina una riduzione delle percentuali (e, con buona probabilità, delle stesse indennità)? La risposta sta nella ‘crescita’ delle altre regioni. Secondo la Presidenza del Consiglio dei ministri, infatti, c’è un forte aumento delle servitù militari in Friuli Venezia Giulia e delle superfici destinate a poligoni di tiro in Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta. Eppure esercito, aeronautica e marina continuano a preferire la Sardegna.

Piero Loi
@piero_loi

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