La Corte d’appello di Sassari ha confermato la sentenza di condanna a 25 anni di carcere nel processo-bis per uno dei presunti rapitori di Titti Pinna, l’allevatore di Bonorva che il 19 settembre del 2006 fu prelevato nella sua azienda di “Monti Frusciu” da un commando di banditi e tenuto prigioniero per otto mesi in un ovile di Sedilo, in provincia di Oristano. Il verdetto è stato emesso nei confronti di Antonio Faedda, allevatore di 46 anni, nato a Grossetto ma residente a Giave: l’imputato era presente in aula. “Siamo più che delusi, faremo ricorso in Cassazione”, ha già annunciato il difensore Gian Marco Mura. Per un secondo imputato nel processo-bis, Giovanni Maria Manca, l’udienza è stata rinviata al 25 settembre prossimo.
La procuratrice generale della sezione staccata di Sassari, Gabriella Pintus, ha già chiesto per Faedda la conferma della condanna di primo grado e oggi ha replicato alle conclusioni finali della difesa, illustrate alla Corte lo scorso 9 giugno dall’avvocato Gian Marco Mura. La procuratrice ha rivendicato la validità della ricostruzione degli orari e dei movimenti del commando e in particolare di Faedda e Manca, concludendo che, se Manca ha organizzato il sequestro, è certo che Faedda è il suo primo interlocutore. I due allevatori – Manca è stato condannato in primo grado a 28 anni di carcere – sono accusati di aver fatto parte della banda che ha sequestrato e tenuto prigioniero per otto mesi, in condizioni disumane, Titti Pinna.