Sequestrati sette appartamenti a luci rosse a Oristano, sei indagati

Aveva trasformato i suoi mini appartamenti in veri e propri “alberghi del sesso”, affittati a due maitresse sudamericane che gestivano il lavoro di connazionali, ma anche romene e cinesi. Lo hanno scoperto i carabinieri del Comando provinciale di Oristano che oggi hanno sequestrato in via Vinea Regum e via Lanusei sette appartamenti, quasi tutti bilocali, del valore complessivo di circa 700mila euro.
Il provvedimento è stato firmato dal Gip di Oristano, Silvia Palma e richiesto dal pm Armando Mammone. Sette gli indagati: il proprietario degli immobili, un 82enne ex guardia carceraria, i due figli, due prostitute sudamericane, che hanno rivestito il ruolo di “maitresse”, poiché stipulavano i contratti d’affitto col proprietario degli immobili; e un oristanese che si occupava di risolvere tutte le problematiche di carattere organizzativo e logistico delle prostitute, andando a prenderle anche alla stazione ferroviaria per accompagnarle sul luogo di lavoro.
Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo sono partite ad aprile dello scorso anno a seguito di un esposto anonimo in cui veniva segnalato uno strano via via di persone negli appartamenti di via Regum.

I militari hanno avviato subito le indagini. Sono stati predisposti pedinamenti e appostamenti in zona che hanno permesso di accertare l’effettivo uso degli alloggi da parte delle ragazze straniere. Sono state individuate le prostitute, i clienti e le persone informate su quanto accadeva negli appartamenti. Nella seconda fase sono scattate le intercettazioni, i controlli nelle banche dati e le verifiche sui siti internet dedicati agli annunci a luci rosse. Un’attività che ha impegnato i carabinieri per diversi mesi. Al termine dei quali sono state accertate le responsabilità delle due maitresse, ma soprattutto del proprietario degli immobili.

“Nel corso dell’attività investigativa è stato appurato che gli appartamenti venivano dati in affitto dai proprietari e gestiti come una sorta di ‘albergo della prostituzione’ – hanno spiegato i carabinieri – mediante la sottoscrizione di contratti, per un periodo non superiore a 30 giorni”. Alcuni appartamenti venivano affittati a 600-700 euro al mese inoltre il proprietario chiedeva in nero 50 euro per ogni ragazza al lavoro. Tutti gli indagati sapevano cosa avveniva nelle case e guadagnava sulle prestazioni delle lucciole: a tutti è stata contestata l’accusa di sfruttamento della prostituzione.

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