Scuola, sentenza storica a Como: docente sarda torna a casa

Una docente sarda trasferita a Como è stata riportata nell’isola dal giudice. Il provvedimento cautelare, che aveva già disposto il ritorno a casa dell’insegnante, è stato confermato dalla sentenza del Tribunale di Como. Ed è la prima volta che il pronunciamento affronta, per una prof sarda, la questione sul merito dando ragione alla ricorrente. Una sentenza storica. Il caso è stato patrocinato dagli avvocati Nicola Norfo e Elisabetta Mameli per Uil Scuola Cagliari su impulso del segretario provinciale Giuseppe Corrias. “Gli avvocati e il sindacato Uil Scuola Cagliari– si legge in una nota- esultano soddisfatti per il risultato raggiunto che costituisce un precedente giurisprudenziale unico in Sardegna. I diritti del docente di ruolo ad occupare i posti di sostegno vacanti a preferenza dei docenti a tempo determinato sono stati rispettati, ci si augura a tal punto che i diversi contenziosi ancora in essere nei diversi tribunali italiani e sardi possano essere definiti seguendo lo stesso principio giurisprudenziale”.

La docente, assegnata a un istituto di Tavernerio, in provincia di Como, aveva chiesto l’assegnazione in Sardegna su posto di sostegno per stare vicina alla famiglia. E nel precedente anno scolastico era stata accontentata ed era riuscita a lavorare a Quartu. Nel 2017, con l’avvio delle lezioni, niente da fare: il Ministero non ha ribadito il benestare concesso dodici mesi prima. Ed è ricominciato l’esodo anche lontano dalla Sardegna. Non solo per la docente che ha vinto il ricorso, ma anche per tanti altri colleghi. E i posti
di sostegno non occupati da personale non specializzato? Sono andati ai precari non di ruolo. La sentenza, invece, è molto chiara: “Appare logico che in assenza di titolo di specializzazione debbano essere utilizzati per la copertura delle assegnazioni provvisorie docenti già in ruolo piuttosto che precari posto che l’assegnazione provvisoria è espressamente prevista per ragioni che involgono prevalentemente il ricongiungimento col nucleo familiare o gravi esigenze di salute che appaiono sicuramente più pregnanti laddove riguardino soggetti che proprio perché docenti di ruolo si suppone abbiano maggiore anzianità e siano maggiormente radicati in un determinato territorio con situazioni familiari ormai consolidate”. E ancora: “Inoltre, la maggiore competenza, anzianità ed esperienza presumibilmente acquisite dagli insegnanti di ruolo rispetto ai precari giustifica vieppiù che i primi debbano essere preferiti ai secondi, in mancanza del titolo di specializzazione, in considerazione della particolare delicatezza dell’insegnamento su posti di sostegno”.

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