Scuola, i Cobas: “Drammatica situazione per i prof fuori dall’Isola”

Si prospetta drammatica la posizione dei docenti fuori provincia o addirittura fuori Sardegna: senza la possibilità di essere impiegati su un posto di sostegno, per chi è privo di specializzazione diventa improbabile il ritorno alla propria residenza. Lo denunciano i Cobas a meno di ventiquattro ore dalle manifestazioni dei docenti siciliani e campani in programma domani. “Nessuna novità dal Miur – spiegano i comitati di base – e perciò nessuna novità dalla direzione scolastica regionale. Si teme ragionevolmente che solo poche persone possano ottenere l’avvicinamento, a partire da coloro che fruiscono di una precedenza per motivi personali o familiari. Ma molte saranno costrette a restare fuori Sardegna”. I Cobas chiedono un intervento anche per i docenti titolari di altra provincia che stanno frequentando a Cagliari e Sassari il corso di specializzazione per sostegno. Nuovo anno scolastico sempre più vicino: i prof prenderanno servizio l’1 settembre. Ma, denuncia la sigla, “si prende atto della situazione di grande ritardo delle operazioni da parte degli uffici scolastici provinciali cui viene chiesto di gestire un numero di pratiche superiori alle possibilità oggettive rispetto alla scarsità del personale”.

La situazione: “Non sono state ancora completate le operazioni di mobilità delle scuole secondarie, che richiedono alcune rettifiche – attaccano i Cobas – Nè le nomine in ruolo, che richiedono assegnazioni di sede attraverso la procedura della cosiddetta chiamata diretta. Riusciranno gli uffici a concludere i lavori entro il 31 agosto, come richiede il Miur? Dagli uffici si risponde che deve essere fatto e perciò si farà. Ma il problema è: come?”. Problemi pratici: “Chi è titolare fuori provincia, come deve organizzarsi la vita? Deve prenotare il viaggio? Cercare casa, prenotare l’albergo? O deve aspettare? E con quale grado di probabilità? L’ansia dei docenti – spiegano i Cobas – sale di ora in ora”. E la chiamata diretta? “Un pasticcio nel pasticcio – denunciano i sindacati di base – Oltre che politicamente perversa, diventa un ulteriore passaggio burocratico complesso”.

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