Igea e voto di scambio: gli elettori censiti al seggio. E richiamati all’ordine

Materiale industriale svenduto, beni aziendali utilizzati come propri, in una gestione che metteva assieme il vantaggio personale di un gruppetto di prepotenti con gli interessi elettorali di un partito, l‘Unione di centro. E’ questa l’ipotesi investigativa che ha determinato l’avvio dell’indagine sull’Igea, la società regionale che, nata nel 1998, avrebbe in realtà dovuto occuparsi delle bonifiche nelle aree industriali dismesse e che, invece, è diventata un gigantesco e inefficiente carrozzone.

Della malagestione si sapeva. Adesso che è partita l’inchiesta penale alcuni suoi aspetti riemergono. Come gli 850mila euro di “ferie non godute” pagate nel 2012. Una cifra incredibile per una società di 259 dipendenti, poco più della metà dei quali sono operai destinati alle bonifiche, tutti gli altri impiegati negli uffici. O come i 15mila euro per “spese di rappresentanza”. Voci contestate dalla stessa amministrazione regionale.

Ma il quadro che emerge dall’inchiesta va ben oltre. Oltre l’immaginazione, ha confidato un investigatore. L’analisi dei file dei computer tenta di ricostruire per esempio le modalità attraverso cui macchinari industriali (pale meccaniche, gruppi elettrogeni) sono passati dall’Igea a certi cantieri aperti nell’Africa del Nord da imprenditori del Sulcis. A prezzi stracciati. O perché mai (in base a quali valutazioni di opportunità e di convenienza pubblica) uno stabile aziendale sia stato dato in gestione a una compagnia di cacciatori.

Ma l’aspetto più sconcertante – e nuovo anche per le ricchissime cronache giudiziarie isolane – è quello del voto di scambio. L’Unione sarda riporta un’indiscrezione su un aspetto dell’inchiesta relativo al “monitoraggio” degli elettori in un seggio di Iglesias alle ultime elezioni comunali. Dove una scrutatrice avrebbe verificato che una serie di iscritti a quel seggio si presentassero effettivamente, informando via via per telefono il suo referente sui nomi dei ritardatari I quali venivano richiamati all’ordine e si presentavano al voto.

Secondo l’ipotesi investigativa questo sistema aveva il suo punto di riferimento in un sindacalista della Uil, Marco Tuveri, indagato per vari reati (turbativa d’asta, peculato, oltre al voto di scambio). Tuveri, avrebbe anche contribuito a indirizzare le preferenze alle comunali a Marco Zanda, candidato della lista civica “Piazza Sella” (ispirata dall’Udc di Giorgio Oppi). Un modo, secondo l’ipotesi investigativa, per quantificare in modo preciso il pacchetto di voti “sotto controllo” da immettere nelle trattative per la formazione delle liste alle prossime elezioni Regionali. Per la cronaca, Zanda ebbe 343 preferenze.

E intanto prosegue l’inchiesta della Procura di Cagliari, condotta dai carabinieri della Compagnia di Iglesias sull’Igea.

Nel registro degli indagati per ora c’è un dipendente, il delegato Rsu della Uil Marco Tuveri ma potrebbero esserci  anche altre persone.

Da oggi iniziano i controlli analitici e partono gli interrogatori, un lavoro particolarmente impegnativo dato il voluminoso materiale cartaceo acquisito nei diversi blitz dei giorni scorsi.

Documenti a cui si dovranno poi aggiungere quelli contenuti nei computer, nelle chiavi usb e negli hard-disk sequestrati. Gli inquirenti indagano su appalti, immobili, dismissione mezzi, sponsorizzazioni, orari di lavoro dei dipendenti e contratti.

Ieri è terminata l’acquisizione dei documenti iniziata martedì mattina con un vero e proprio blitz nella miniera di Campo Pisano.

N.B.

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