Studiosi stranieri a Tuvixeddu: “Sito inestimabile, perché è abbandonato?”

Un patrimonio culturale e storico dal potenziale inestimabile, un unicum in tutto il Mediterraneo che il mondo ci invidia. La reazione dei 35 studiosi internazionali davanti allo scenario di Tuvixeddu, immensa necropoli fenicio-punica nel cuore di Cagliari, non poteva che essere di stupore durante la visita organizzata sabato scorso nell’ambito dell’VIII Congresso internazionale di studi fenicio-punici coordinato da Piero Bartoloni, professore di archeologia presso l’Università di Sassari: gli specialisti di storia antica in arrivo da Spagna, Francia, Tunisia, Marocco, Germania, Giappone, Brasile, Belgio, Grecia, Malta e Italia sono stati accompagnati sul colle da Vincenzo Tiana, presidente di Legambiente Sardegna, dall’archeologo Alfonso Stiglitz ed altri esperti di Legambiente .

“Studio Tuvixeddu da più di 35 anni – sottolinea Alfonso Stiglitz – e capisco perfettamente la reazione di meraviglia da parte degli specialisti arrivati qui da tutto il mondo: si sono trovati davanti al sito archeologico più importante della Sardegna, un’area immensa con oltre 1500 tombe fenicio- puniche seconda per importanza ed estensione solo a quella di Cartagine”.

“È la seconda volta – la prima è stata con la delegazione della Rotta dei Fenici, itinerario riconosciuto dal Consiglio d’Europa – che osserviamo un tale riscontro, che va dalla meraviglia per questo straordinario patrimonio nel cuore della città di Cagliari allo stupore che non sia ancora una tappa riconosciuta del turismo internazionale. E oggi che si parla di Cagliari Capitale Europea Della Cultura ci sembra ancora più grave che non sia stato ancora stato realizzato un grande parco archeologico-paesaggistico”, hanno dichiarato Vincenzo Tiana e Roberta Sanna.

L’area è occupata ininterrottamente dal Neolitico recente fino ai giorni nostri, e se pure ha resistito al passaggio dei millenni non sembra potrà reggere ancora per molto: gli ultimi dieci anni per il colle cittadino sono trascorsi tra interventi di edilizia, processi e accuse tra privati, il contenzioso infinito tra Regione, Comune e la società Coimpresa di Gualtiero Cualbu, vincoli ambientali e culturali approvati e poi annullati. L’ultima puntata, il lodo con cui la Regione è stata condannata a versare nelle casse di Coimpresa un indennizzo di 70 milioni di euro. 

Sul versante processuale, l’unico condannato, al momento, è Vincenzo Santoni, ex Soprintendente ai Beni Archeologici di Cagliari e Oristano: un anno di reclusione per falso e abuso d’ufficio, avrebbe dato il via libera ai lavori sul colle affermando che da tempo non c’erano stati ritrovamenti archeologici significativi al di fuori dell’area già tutelata. E, accusa non secondaria, non si sarebbe astenuto dall’intervenire nella Commissione Paesaggio che decideva sull’area nonostante sua figlia, Valeria Santoni, lavorasse nell’impresa costruttrice di Cualbu.

Il grande complesso residenziale tra Tuvixeddu e Tuvumannu avviato grazie a un accordo di programma tra Regione e Comune fu bloccato nel 2008 da una sentenza del Consiglio di Stato e del Tar. Da allora la città attende ancora il grande parco archeologico e naturalistico annunciato tanti anni fa e mai realizzato, ad eccezione dell’area di cinque ettari a ridosso di via Falzarego  che presto sarà aperta al pubblico grazie a un cantiere comunale.  Il portale tematico della Regione Sardegna dedicato a Tuvixeddu, voluto dalla giunta Soru, non viene aggiornato dal dicembre 2008. “Manca totalmente un progetto omogeneo e lungimirante sull’area – sottolinea Vincenzo Tiana – il degrado oggi è sotto gli occhi di tutti”.

Il colle di Tuvixeddu e il vicino Tuvumannu non sono solo tesori di archeologia: alla necropoli con tombe ipogeiche di età punica e alle tombe monumentali romane si affiancano un sistema minerario attivo dalla preistoria, le postazioni antiaeree della seconda guerra mondiale, le architetture liberty e una grande area verde: sessanta ettari di storia antica al centro della città, un caso unico nel Mediterraneo.

L’immenso valore del sito è noto sin dalla fine dell’Ottocento con le notizie pubblicate da Giovanni Spano e dai primi scavi di Antonio Taramelli, Soprintendente ai Beni Culturali a partire dai primi del Novecento. Dagli anni Sessanta furono scoperte e scavate le tombe più ricche, quella di Sid e quella dell’Ureo, con le splendide pitture in stile egizio. Molti dati su Tuvixeddu sono andati perduti (insieme a tantissimi gioielli e corredi funerari dispersi nel mercato clandestino) ma non c’è dubbio che la necropoli fosse la più imponente ed estesa del Mediterraneo.

Eppure, nonostante l’immenso patrimonio che Cagliari conserva da millenni, oggi il sito è chiuso al pubblico, minacciato da degrado, incuria e inerzia nonostante appelli e raccolte di firme da parte di Legambiente. E gli studiosi da tutto il mondo si chiedono perché.

Francesca Mulas

 

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