L’inchiesta di Sardinia Post su Sardegna Store (leggi) varca i confini isolani: Gian Antonio Stella racconta sul settimanale Sette oggi in edicola lo scandalo dei tre negozi con marchio Sardegna, appena chiusi dalla giunta regionale dopo quattro anni di attività inesistente e costati ben quattro milioni di euro.
Stella, giornalista ed editorialista del Corriere della Sera, autore di inchieste e saggi come il fortunato “La Casta” del 2007 firmato insieme a Sergio Rizzo, racconta il brutto affare sardo degli store di Roma, Milano e Berlino voluti dalla vecchia giunta Soru e messi a regime, grazie a un appalto milionario, dal governo di Ugo Cappellacci. I tre spazi espositivi, che sulla carta avrebbero dovuto rappresentare una grande vetrina per l’artigianato e le eccellenze enogastronomiche e culturali sarde con eventi, mostre, incontri e degustazioni, non hanno raggiunto gli obiettivi sperati: lo ha riconosciuto l’assessore regionale al Turismo Francesco Morandi che ha così deciso di mettere i sigilli alle serrande dei negozi aperti tra Italia e Germania.
La (dis)avventura Sardegna Store non è stata però solo un brutto esempio di inefficienza. La gestione degli spazi era stata stata affidata nel febbraio 2010 dall’assessorato regionale al Turismo a una società siciliana dal curriculum non proprio immacolato: la Novamusa, che ha ottenuto 3,800 milioni di euro per tenere in vita gli spazi sardi, già prima di firmare il contratto con la Regione Sardegna era stata sotto indagine per danno erariale agli enti pubblici e infine condannata dalla Corte dei Conti a un risarcimento di 19 milioni di euro alla Regione Sicilia.
“Possibile che prima di dare tutti quei soldi pubblici a una società già chiacchierata e nel mirino della Regione Sicilia e della magistratura da due anni – scrive Gian Antonio Stella in chiusura del suo articolo su Sette – le autorità sarde non potessero fare una telefonata di controllo? Troppa fatica?”.
F. M.