Sanità, Corte dei Conti: “La spesa per il personale continua a crescere”

Disomogeneità tra le diverse Asl nell’ambito dei trattamenti economici riconosciuti al personale, in particolare in materia di contrattazione integrativa, e in generale poche risorse destinate al fondo di risultato. È ciò che emerge dai rilievi della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, che ha monitorato l’andamento dei costi della contrattazione integrativa negli enti del servizio sanitario regionale per gli anni 2013, 2014 e 2015.

Premesso che le spese per il personale della sanità rappresentano il 35% dei costi di esercizio, secondo la relazione esposta questa mattina in adunanza pubblica dalla consigliera Lucia D’Ambrosio, “la spesa complessiva per il personale del servizio sanitario regionale è passata da circa 1,150 miliardi di euro nel 2012 a 1,171 mld nel 2015, in controtendenza rispetto al dato nazionale in decrescita”.

Sull’incremento ha influito proprio la voce di spesa destinata alla contrattazione integrativa, passata da 219,8 milioni di euro nel 2013 a 221,1 mln nel 2014, mentre ancora “non si dispone dei dati nel 2015”. Quanto al fondo per la retribuzione di risultato, è pari al 6,7%, “a fronte della contestuale elevata incidenza media della indennità di posizione (67%) e del trattamento accessorio di poco superiore al 23%”.

Una distribuzione che, è messo in evidenza nella relazione, “potrebbe risultare penalizzante per il conseguimento di obiettivi di miglioramento dei livelli di efficienza e produttività da parte della generalità dei dipendenti”. Il monitoraggio della sezione è relativo agli anni in cui ancora le Asl erano otto, ma l’analisi richiama comunque al “quadro istituzionale di riforma del sistema regionale in atto che impone iniziative di ricognizione e omogeneizzazione nell’organizzazione e nel trattamento giuridico-economico del personale”. Erano presenti l’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, e il direttore generale della Asl unica Fulvio Moirano.

“L’analisi della Corte dei Conti conferma la disomogeneità riscontrata al nostro insediamento e che ci ha spinto ad avviare importanti riforme”. Lo ha dichiarato l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru, intervenuto oggi all’adunanza pubblica sull’andamento dei costi della contrattazione integrativa negli enti del servizio sanitario regionale. “Le criticità riscontrate dai giudici contabili corrispondono con la nostra percezione di undici modelli di controllo di gestione del personale differenti”, ha osservato. Ecco perché “la Giunta ha lavorato dal 2015 ad una serie di provvedimenti per favorire accorpamenti, all’azienda Brotzu o all’Azienza ospedaliero universitaria di Sassari, e per riorganizzare il sistema anche con il blocco del turnover, ora rivisto nella sua applicazione con la nascita del nuovo soggetto giuridico, l’Ats”.

In particolare, ha spiegato Arru, “i vertici dell’Azienda unica stanno valutando il bisogno reale di personale, con un modello di rete ospedaliera che oggi incide per il 50% della spesa sanitaria e con risultati che ci dicono che abbiamo strutture con volumi di attività che non rispettano gli indicatori clinici. E su questo agiamo per tutelare l’interesse del cittadino paziente e non pensando ai conti”. Sempre in adunanza pubblica, il direttore generale dell’Ats, Fulvio Moirano, ha annunciato che, presumibilmente entro marzo, “chiuderemo un accordo unitario con i dirigenti per poi aprire a quello con il comparto. La nostra proposta è quella di un dimensionamento degli organici in rapporto al volume di attività e non più basato sui posti letto vuoti. La Corte – ha concluso – ha certificato una situazione ora sotto controllo e, grazie all’azienda unica, abbiamo il vantaggio di poter omogeneizzare non solo i fondi contrattuali, ma soprattutto i comportamenti organizzativi”.

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