Ruspe in azione a La Maddalena sulle case abusive: tensione con le forze dell’ordine

A La Maddalena è stata demolita la prima abitazione abusiva. Dopo le ordinanze di sgombero a La Maddalena sono arrivate questa mattina le ruspe in località Fangotto. Alcuni operai hanno iniziato a smontare finestre e porte di alcune abitazioni dopo che la Procura di Tempio Pausania ha avviato le procedure per le attività di demolizione che andranno avanti anche nei prossimi giorni. Il Consiglio comunale, la cui riunione era prevista questa mattina, appresa la notizia ha deciso di interrompere i lavori. Sono 35 gli edifici totalmente o parzialmente abusivi e costruiti in aree di particolare pregio ambientale che per la Procura dovranno esser demoliti, una decina di case sono abitate.

Le ruspe e le forze dell’ordine, in tenuta antisommossa, non hanno lasciato spazio alla speranza. Dopo le 11 la prima abitazione è stata buttata giù. Un centinaio di persone sono accorse nella zona, fra cui anche i componenti del Consiglio comunale, per cercare di bloccare le ruspe, e non son mancati momenti di tensione e alcuni parapiglia con le forze dell’ordine che hanno contenuto il tentativo di sfondare il cordone attorno alla casa. “Siamo accorsi per perorare la causa dei nostri concittadini. Per sostenere in questo caso i diritti di un maddalenino che, fra l’altro, ha fatto ricorso al Presidente della Repubblica e a cui secondo me gli si doveva dare il tempo per esaminare la pratica. Forze dell’ordine e ruspe sono arrivate all’alba nell’Isola, abbiamo cercato di portare all’attenzione della Procura delle motivazioni attendibili per ritardare la demolizione, ma non c’è stato nulla da fare”, lo ha detto il sindaco di La Maddalena, Angelo Comiti, secondo il quale “qui lo Stato mostra il suo volto più duro, in un’Isola che gli offre ben altri spunti di riflessione”, dal mancato vertice del G8 alle mancate bonifiche ambientali.

In mattinata un’altra abitazione è stata demolita. Nello specifico sono state abbattute due case di proprietà di Fabio Are e dello zio Giuseppe Mario. “Io sono imbarcato, sono fuori, non so nulla”, ha detto Are al telefono. L’uomo, proprietario di una delle 35 case abusive che secondo la Procura devono esser buttate giù, è uno dei portavoce della protesta maddalenina. “Io sono un abusivo, ma quando ho iniziato a costruire l’abitazione non ricadeva certo in una zona H, di totale salvaguardia ambientale, ma F2, cioè residenziale turistica. Abbiamo percorso tutte le strade, senza risultati. E’ assurdo, però, che vengano previste le demolizioni di prime case, dopo tanti sacrifici per realizzarle e nonostante il pagamento delle tasse. Per questo cercheremo di opporci allo sgombero, non abbandonando le abitazioni”, aveva detto un mese fa all’ANSA, dopo aver ricevuto l’ordinanza di sgombero. “Dopo tanti sacrifici, non è stato dato il tempo di salvare la casa: l’udienza di sospensione della demolizione è fissata per giugno”, ha detto questa mattina Giovanni Are, padre di Fabio, che si trova davanti alla casa del figlio a Fangotto, con lui anche un centinaio di compaesani e amici che, però, non hanno potuto far nulla per evitare l’abbattimento.

La magistratura inquirente di Tempio, guidata dal procuratore Domenico Fiordalisi, in altri vari centri costieri, da Olbia ad Arzachena, avrebbe già individuato un centinaio di immobili da abbattere ritenuti abusivi e per i quali sono intervenute anche sentenze definitive. A fine febbraio si era tenuto un vertice nella Procura di Tempio per fare il punto sulla situazione delle costruzioni a La Maddalena che devono esser demolite perché edificate in un’area sottoposta a tutela integrale. All’incontro aveva preso parte oltre al procuratore Fiordalisi anche il sindaco Angelo Comiti, che aveva presentato la drammatica situazione in cui si trovano varie famiglie che occupano le case. Si tratta di abusivi che per anni hanno vissuto negli immobili realizzati senza concessione edilizia in quella che prima era una zona a destinazione turistica poi modificata in zona H, quindi a tutela integrale.

“Complessivamente dovrebbero essere 500 casi di abusi edilizi”. Lo scrive in una nota Stefano Deliperi del Gruppo d’intervento giuridico. Che aggiunge: “Ne sarà chiesto conto ai Comuni galluresi inadempienti. Una situazione particolarmente grave, quella dell’abusivismo edilizio in Gallura, condonato o meno, tanto da aver certamente aggravato parecchio le conseguenze dell’alluvione dell’autunno 2013. Si tratta di “denegata giustizia che ha contribuito a creare una situazione di diffusa impunità in campo ecologico, ambientale, paesaggistico che è bene stroncare”, ha affermato il Procuratore della Repubblica Domenico Fiordalisi. Ha perfettamente ragione – conclude Deliperi – e le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e Amici della Terra – insieme alle migliaia e migliaia di cittadini onesti – approvano e sostengono questa sacrosanta battaglia di giustizia e legalità ambientale, che segue quella condotta in Ogliastra”.

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